Alla Borsa mediterranea del turismo archeologico 2024, tenutasi a Paestum, ha preso parte anche il sociologo squillacese Franco Caccia, componente del direttivo nazionale Siss (Società italiana sociologi della salute e dello sviluppo) e già assessore al turismo del Comune di Squillace. Si tratta di un evento di grande rilevanza per lo sviluppo di relazioni ed ampliamento delle conoscenze nel campo del turismo. Articolato su giornate diverse, l’evento ha previsto una serie di seminari e spazi di approfondimenti su tematiche riguardanti il presente ed il futuro del settore e delle diverse ricadute nel campo occupazionale. «Il turismo – ha affermato Caccia – costituisce un settore vitale non solo per l’economia, ma anche per la rivitalizzazione di molti comuni del Mezzogiorno. Tra gli altri temi, l’evento ha dedicato ampio spazio alla proposta del turismo delle radici, vale a dire l’offerta rivolta agli emigrati o loro discendenti che tornano nei luoghi di origine per trascorrere le loro vacanze». Nei mesi scorsi, diversi comuni della Calabria hanno ricevuto un apposito finanziamento, erogato dal Ministero degli Esteri, per realizzare specifiche progettualità capaci di appassionare e motivare al viaggio i calabresi residenti all’estero. «Il turismo delle radici – ha aggiunto l’ex assessore – costituisce una grande opportunità a patto che nei comuni interessati si attivino delle reti di collaborazione e coprogettazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati, impegnati nel campo della promozione culturale e turistica. Pare evidente che il ruolo di promotore della collaborazione debba essere ricoperto direttamente dai comuni beneficiari dei finanziamenti dedicati. Si pensi alle diverse ricadute derivanti da attività di ricerca storica e sociologica su fatti, persone e tradizioni che raccontano l’identità e la memoria dei luoghi ed al patrimonio di conoscenze che si possono trasferire alle nuove generazioni, così come sarebbe di forte impatto la ripresa di alcune tradizioni popolari, rievocate con il ruolo di giovani interpreti, tra cui anche gli stessi emigrati di ritorno». Insomma, secondo quanto sottolineato, il turismo non si limita solo all’esperienza del viaggio, ma è soprattutto desiderio di scoprire e di condividere esperienze uniche. Il progetto del turismo delle radici può mettere in atto questa rigenerazione emotiva collettiva dai risvolti assai positivi per le singole persone e per le intere comunità. Sarebbe un grave imperdonabile errore limitarsi all’organizzazione di qualche sporadico evento, esaurito il quale non rimarrà traccia di progettualità e di prospettive future.
Carmela Commodaro

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