Con la conferenza stampa non di fine anno ma d’inizio 2024, il Premier Giorgia Meloni indica le priorità della legislatura. La madre di tutte le Riforme già licenziata dal Consiglio dei ministri ed incardinata nei lavori della Commissione affari Costituzionali del Senato della Repubblica è rappresentata dall’ introduzione dell’Elezione diretta del Primo Ministro, con la previsione della Mozione di sfiducia costruttiva e l’eliminazione dei Senatori di nomina a vita, rimangono i Senatori a vita ex Presidenti della Repubblica. I Ministri con portafoglio saranno nominati sempre dal Capo dello Stato proposti dal Primo Ministro che proprio perché eletto direttamente dal popolo non sarà nominato con decreto del Capo dello Stato. Quando dovesse accadere che il Primo Ministro eletto venga sfiduciato dalle Camere, l’incarico di formare il nuovo Governo dovrà essere assegnato dal Capo dello Stato ad un Parlamentare che corrisponda ad una maggioranza parlamentare che ha sottoscritto il programma della coalizione che ha sostenuto il Primo Ministro eletto direttamente anche se poi sfiduciato, quando il Presidente incaricato all’interno di una maggioranza parlamentare pre costituita non otterrà la fiducia delle Camere il Presidente della Repubblica deve procedere allo scioglimento anticipato del Parlamento, viene fatto divieto al Capo dello Stato dello scioglimento soltanto di una Camera. Questa riforma genera almeno tre elementi di incostituzionalità, uno una diversità di procedura tra il Primo Ministro eletto direttamente dal popolo e se sfiduciato il suo successore incaricato e nominato dal Capo dello Stato, nel primo caso parliamo di primo Ministro nel secondo caso di Presidente del Consiglio incaricato.
L’altro vulnus dipende dal fatto che viene limitata con un regolamento parlamentare la facoltà tipica del capo dello Stato di conferire l’incarico ad un parlamentare o altra personalità che abbia la possibilità di ottenere un’ampia maggioranza parlamentare, terzo il parlamentare che viene costituzionalmente eletto senza vincolo di mandato, da una norma regolamentare anti ribaltone viene vincolato all’appartenenza ad una maggioranza parlamentare che ha sottoscritto delle linee programmatiche di mandato.
Una riforma che come sempre non tiene in Considerazione né l’applicazione del testo formale nè tanto meno della prassi costituzionale ,altro che madre di tutte le riforme.
Felice Caristo