CATANZARO – Rafforzare i controlli e inasprire le sanzioni, ma anche potenziare la cultura della sicurezza e soprattutto puntare sulla formazione. Ma anche contrastare il precariato dando priorità ai contratti a tempo indeterminato, creare un vero fronte comune tra istituzioni, politica, sindacati e mondo delle imprese. Sono queste alcune delle richieste che arrivano Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Cisl Magna Grecia e Uil hanno avanzato sul tema della sicurezza del lavoro al termine di un attivo unitario che si è tenuto questa mattina nella Casa delle Culture, nella Provincia di Catanzaro. sul tema “Un impegno comune per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro” concluso da Riccardo Saccone, segretario nazionale Slc-Cgil. Un attivo molto partecipato, arricchito dagli articolati interventi dei delegati e delle delegate che sono stati accomunati da un pensiero alla popolazione Ucraina e all’attacco militare sferrato dalla Russia. Ad introdurre i lavori – moderati dal segretario generale della Uil, Santo Biondo – il segretario generale della Cisl “Magna Graecia”, Salvatore Mancuso. Secondo Santo Biondo “è inaccettabile quello che è avvenuto alcuni giorni fa, nelle modalità di alternanza scuola-lavoro con la morte di due ragazzi. Chiediamo al governo più sanzioni e più controlli, così come alla Regione Calabria abbiamo chiesto l’insediamento di una commissione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma ancora attendiamo una risposta dal presidente Occhiuto. Poi bisogna affrontare una volta per tutte il tema della precarietà, perché i contratti di lavoro precari indeboliscono il potere contrattuale dei lavoratori nei posti di lavoro e quindi la loro sicurezza. In Spagna – ha ricordato Biondo – l’hanno dimostrato il governo e le parti sociali affermando che l’unico contratto di ingresso nel mondo del lavoro dev’essere il contratto a tempo indeterminato”. “Non siamo disponibili ad attendere oltre nel contare i lavoratori e gli studenti morti sul lavoro e durante l’esperienza formativa in azienda. Occorre intervenire subito con provvedimenti in grado di fermare la strage. Ogni 15 secondi nel mondo muore una persona – ha detto Mancuso -, ogni 15 secondi nel mondo 153 lavoratori hanno un incidente nel posto di lavoro. L’Osservatorio indipendente che se ne occupa ha calcolato che dal 2008 a oggi, i morti sul lavoro sono aumentati dell’8 percento. Eppure in questi anni sono stati spesi molti soldi in più nella sicurezza. “Dobbiamo porci una domanda – dice a questo punto Mancuso -. Cosa possiamo fare noi, sindacato. La normativa che regola la sicurezza è vasta e complessa. Ci sono due aspetti principali su cosa fare: la prevenzione, le misure previste per evitare gli infortuni; l’altra è la protezione, gli strumenti che evitano le conseguenze degli incidenti. La valutazione dei rischi è prevista nel e dà principi fondamentali, tra questi la valutazione del rischio. Sono codificate in maniera precisa le figure che hanno un ruolo nella sicurezza. Bisogna attuare le informative ai lavoratori, e c’è soprattutto la necessità di formazione”. “Veniamo da un lungo percorso di assemblee, riunioni: stiamo incontrando anche i ragazzi nelle scuole. L’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa che non ha una vera e propria strategia per quanto riguarda la tutela della salute e della sicurezza nei posti di lavoro – ha affermato il segretario generale dell’Area Vasta Cgil, Enzo Scalese -. Migliorare e potenziare i controlli, garantire una formazione specifica, agli studenti, ai tutor e ai dipendenti già presenti in azienda con linee guida condivise su come operare in queste situazioni, sono solo alcune delle misure da attuare per dare risposte concrete in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. C’è bisogno di un impegno comune tra organizzazione, mondo delle imprese e istituzioni devono mettersi insieme per definire in maniera concreta protocolli e normative e vigilare che vengano realizzati sul campo, non bastano gli auspici per evitare altre morti sui luoghi di lavoro”. “Ci stiamo abituando – ha infine affermato Saccone concludendo l’attivo – al bollettino di guerra, questo non è più tollerabile. Le proposte del sindacato sono quelle di riattivare il più possibile tutti i canali istituzionali, nazionali e territorio, insistere molto sulla formazione non solo dei lavoratori ma anche dei datori di lavoro, rimettere in movimento, a partire dal Pnrr, la cultura della sicurezza e del lavoro di alta qualità. Inoltre, bisogna ridare centralità ai contratti nazionali di lavoro al cui interno ci sono tutte le forme, a partire dal contratto a tempo indeterminato che dev’essere la norma generalizzata, e poi c’è anche la possibilità di gestire forme di flessibilità utili ma dentro regole precise, perché oggi – ha rimarcato il segretario della Slc Cgil – si muore sui posti di lavoro soprattutto perché non c’è il rispetto minimo delle regole. Bisogna ricostruire le filiere e accorciarle il più possibile, perché una filiera frammentata diventa difficilmente controllabile. Occuparci della sicurezza sui luoghi di lavoro significa preoccuparsi di restituire dignità ai lavoratori e alle lavoratrici”.

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