Papa Francesco dice che Gesù compie la sua opera evangelizzatrice “con la potenza dello Spirito Santo: la sua parola è originale, perché rivela il senso delle Scritture; è una parola autorevole, perché comanda persino agli spiriti impuri e questi obbediscono (cfr. Mc 1,27). Gesù è diverso dai maestri del suo tempo: per esempio, non ha aperto una scuola per lo studio della Legge, ma va in giro a predicare e insegna dappertutto: nelle sinagoghe, per le strade, nelle case, sempre in giro! Gesù è diverso anche da Giovanni Battista, il quale proclama il giudizio imminente di Dio, mentre Gesù annuncia il suo perdono di Padre” (Angelus 24.01.2016). In questa Domenica leggiamo l’inizio del Vangelo di Luca in cui l’autore dichiara di essere narratore degli avvenimenti trasmessi già da altri che sono “testimoni oculari” della vita e della missione di Gesù e primi “ministri della Parola”. Questo resoconto è reso con ordine dopo aver fatto accurate ricerche in modo che la comunità di Luca possa rendersi conto della “solidità” degli insegnamenti ricevuti. La missione di Gesù inizia nella sinagoga di Nazareth dove è cresciuto fino a circa trent’anni: non si tratta di Gerusalemme né del Tempio ma di un luogo modesto in cui si riunivano i credenti per ascoltare le sante scritture e offrire al Signore il servizio liturgico. La liturgia era così articolata: si facevano preghiere, poi si leggeva la Torah, la Legge, cioè una pericope del Pentateuco, quindi si pregavano i Salmi e, a commento della Torah, si proclamava un brano tratto dai Profeti. Gesù non appartiene alla stirpe sacerdotale, non è sacerdote ma un semplice credente israelita diventato “figlio del comandamento” a dodici anni e può leggere pubblicamente e commentare le Sacre Scritture. Così avvenne quel sabato nella sinagoga: “Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia, aprì il rotolo” e lesse un passo del capitolo 61 del profeta Isaia in cui un profeta anonimo si autopresenta testimoniando la sua vocazione e la sua missione. “Chi è questo profeta senza nome, presentato da Isaia? Quale la sua identità? Quale sarà la sua missione? Quando la sua venuta tanto attesa?” si chiede Enzo Bianchi immaginando quali fossero le domande degli ascoltatori. E Gesù, chiuso il rotolo, commenta: “Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete ascoltato”. Oggi, sémeron, Dio ha parlato e ha realizzato la sua Parola. Oggi, perché quando un ascoltatore accoglie la parola di Dio è sempre oggi, qui e adesso la Parola di Dio si realizza. Non c’è spazio alla dilazione: oggi! È proprio Luca a forgiare questa teologia dell’“oggi di Dio”. Per ben dodici volte nel suo Vangelo risuona l’avverbio “oggi”, tra cui nella rivelazione fatta dagli angeli a Betlemme (Lc 2,11); nella rivelazione al battesimo (Lc3,22); durante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme (Lc 13,32.33); come annuncio della salvezza fatto da Gesù a Zaccheo (Lc 19,5.9); come parola rivolta a Pietro quale annuncio del suo rinnegamento (Lc 22,34.61); come salvezza donata sulla croce ad uno dei due malfattori (Lc 23,43) (cfr. Enzo Bianchi). Oggi è, per ciascun ascoltatore della Parola, l’ora in cui Dio parla. Oggi si ascolta e si obbedisce alla Parola o la si rifiuta, oggi si decide il giudizio per la vita o per la morte. Dunque Gesù è il profeta ultimo e definitivo, l’atteso e preconizzato dalle Sacre Scritture. Gesù è il Cristo, il Messia unto da Dio attraverso lo Spirito Santo. Ed è Lui che annuncia e testimonia la liberazione. La missione dell’annuncio del Vangelo, compiuta da Gesù con gesti e parole, è affidata ai discepoli e oggi a ciascun credente perché sia segno e strumento della liberazione dal male, dal peccato, dalla morte. Preghiamo in modo particolare perché oggi la Chiesa di Cristo sia coerente con questa Parola di Vita e perché noi siamo testimoni credibili del Vangelo.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino
Vescovo di Cassano