Dopo oltre 12 ore di serrate ed articolate indagini svolte congiuntamente da militari del NOR di Catanzaro e dagli Agenti della 2^ Sezione contrasto alla criminalità diffusa, extracomunitaria e prostituzione della Squadra Mobile della Questura, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto due individui di nazionalità turca, A.M. 30 anni e K.B. di 38 anni, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso. I due sono fortemente indiziati di essere gli scafisti della barca a vela di circa 10 metri che, nella mattinata di ieri 25 novembre, si era arenata alla foce del fiume Alli con circa 60 migranti a bordo. Poco dopo il verificarsi dei fatti, già alcuni cittadini che avevano assistito allo sbarco, hanno fornito alle forze dell’ordine alcuni elementi in ordine a quelli che sin da subito erano apparsi essere i cd. “scafisti” per cui immediatamente venivano diramate le ricerche. Gli ulteriori accertamenti, esperiti congiuntamente da personale della Squadra Mobile e dai militari dell’Arma, permettevano di costruire altresì una serie di importanti e fondamentali elementi inerenti non solo alle modalità della traversata da parte dei citati migranti, bensì anche in relazione alla descrizione puntuale di coloro che avevano provveduto ad accompagnarli nella difficile navigazione. Tali elementi, supportati dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti consentivano l’individuazione di due cittadini turchi che nel frattempo avevano fatto perdere le loro tracce ed avevano cercato di allontanarsi dalla zona dello sbarco venendo però poco dopo fermati da una pattuglia dei Carabinieri . I riscontri successivi, raccolti con pazienza dagli agenti della 2^ sezione della Squadra Mobile e dai militari dell’Arma ed effettuati attraverso il riconoscimento da parte di altri cittadini stranieri sbarcati , hanno fatto emergere gravi indizi di reità a carico dei due cittadini turchi i quali venivano pertanto sottoposti a fermo di indiziato di delitto per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione e, su disposizione della competente autorità giudiziaria, al termine delle formalità di rito venivano tradotti presso la casa circondariale di Catanzaro.

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