Un momento di confronto su temi cardine che, a causa dell’emergenza sanitaria diventata crisi economica, si intrecciano in maniera ancora più densa modificando radicalmente consuetudini e quotidianità, azioni e prospettive. Quando lavoro, pandemia e Sud hanno come comune denominatore della riflessione la declinazione al femminile la risposta ad ogni perplessità sulla possibile ripartenza non può che essere: investire sul valore delle donne. Perché investire sulle donne significa far ripartire il lavoro e spingere sulla rivoluzione culturale necessaria a far fronte al cambiamento, a tutti i livelli. E’ quanto emerso nel corso del partecipato webinar organizzato dalla CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia che si è svolto ieri pomeriggio alla presenza di dirigenti, rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell’associazionismo, del volontariato. Moderato da Rossella Napolano, segretaria confederale CGIL Area Vasta, ha visto i saluti di Caterina Vaiti, segretaria Confederale CGIL Calabria, e del segretario generale CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Enzo Scalese e la partecipazione di Simona Maggiorelli Direttrice Settimanale LEFT. Del tema hanno discusso delegate e delegati, e le associazioni “Libera”, “Non una di meno”, Fidapa. A portare il proprio contributo anche Filly Pollinzi assessore Pari Opportunità Comune di Crotone, ma anche la consigliera regionale di Parità, Tonia Stumpo. Le conclusioni sono affidate a Serena Sorrentino, Segretaria Nazionale FP CGIL. “Alle donne non può bastare la parola quota, o un capitolo in fondo ad un programma elettorale”, ha sottolineato l’assessore Pollinzi, mentre Amalia Talarico della segreteria Fp CGIL Area Vasta ha rimarcato come “da 20 anni in Calabria manca un vero welfare e questo aspetto danneggia prima di tutto le donne”. Sociale, smart working, conseguenze della crisi pandemica nel settore agricolo, e gestione del tempo di vita delle donne: sono questi alcuni nodi tematici sviscerati negli interventi grazie alle riflessioni di Antonella Bertuzzi per Fisac Cgil; Stefania Taverniti di Flai Cgil Marwa El Afia; Ornella Catanzaro di Spi Cgil, con Ornella Catalano; Tommaso Chiodo, Laura Decaria e Natino Foti; Emanuele Scalzo Slc Cgil, con Mimmo Amatruda. A portare la voce delle associazioni Libera con Elvira Iaccino, Fidapa con Rossella Cafarda. “Abbiamo necessità di condurre una lotta contro la disuguaglianza di genere che abbia due direttrici quella culturale che scardini il pensiero patriarcale che agisce nel tessuto sociale e familiare e quella politica che ostacola la rotta sulle politiche di genere in modo da rimuovere gli ostacoli che non permettono il percorso evolutivo di una società civile – ha esordito Rossella Napolano che ha moderato il partecipato ed intenso dibattito – . È necessario un rilancio politico e culturale ma anche economico che tenga conto che il tessuto produttivo che necessita di investimenti , soprattutto di genere trasformando la pandemia in opportunità di progresso anche in termini di diritti e civiltà” . “La difficoltà nel conciliare i tempi di vita e lavoro, l’aumento del lavoro di cura, che ricade quasi esclusivamente sulle donne, la crisi economica legata alle politiche di contenimento del virus che ha aumentato notevolmente il tasso di disoccupazione femminile, ha portato le donne a pagare il prezzo più alto della crisi, soprattutto nelle nostre realtà, dove i ruoli ricoperti sono spesso più gravosi e precari – ha affermato il segretario generale Enzo Scalese -. Dobbiamo afferrare le opportunità alimentate dal programma del Next Generation Eu e contenute nel piano nazionale di Resilienza e Resistenza, per ripensare e riprogettare il futuro in ottica di opportunità per l’ occupazione giovanile e femminile, proprio per come proposto nel nostro piano straordinario per il lavoro. Dobbiamo puntare a politiche strutturali e integrate per risolvere il problema della diseguaglianza di genere a partire dal tema della “disparità salariale” che non è solo una questione femminile, ma che riguarda l’utilizzo efficace delle risorse con le quali si crea benessere per tutti. L’Italia ha bisogno del potenziale produttivo delle donne”. La direttrice di Left Simona Maggiorelli punta l’attenzione sui numeri,i dati che riguardano il lavoro e il Mezzogiorno dove “solo il 32,2 per cento delle donne lavora, e una donna su cinque che avuto un figlio non lavora. Questi dati sono 2018, e sono inferiori al dato peggiore che è quello del 1977”. Le donne sono quelle che vengono mandate a casa quando si tagliano i posti di lavoro, sono quelle che vengono pagate meno e che subiscono violenza sul lavoro. “Una situazione che durante il periodo della pandemia – afferma ancora Maggiorelli – è peggiorata. Rispetto a tutto questo la questione centrale è culturale. Parlare di prevenzione vuol dire anche che non bastano le leggi, che sono sicuramente importantissime, ma non ci possiamo fermare a sanzionare comportamenti quando il ‘fatto’ è già avvenuto. Per questo dobbiamo partire dalle scuole: le donne devono imparare a riconoscere la violenza, la rivoluzione è nel paradigma culturale totale. Le donne non sono soggetti fragili da tutelare, ma sono una risorsa che deve contare nei luoghi di poter per poter cambiare le cose”. La segretaria nazionale Serena Sorrentino, in conclusione, ha parlato di un confronto che ha “colto il segno di un argomento che non è oggetto solo di dibattito sindacale: c’è la necessità di affrontare il tema della cittadinanza delle donne e del ruolo che devono avere nella società che stiamo costruendo. In questa fase di svolta nel Paese, davanti ad una crisi economica mondiale che si affronta per la prima volta con la scelta di investire, piuttosto che tagliare, uno dei temi da affrontare è proprio il lavoro delle donne, la ricostruzione della rete dei servizi e del welfare che guardino alla maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. E’ questa – ha concluso Sorrentino – la sfida che abbiamo davanti”.