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Intendo formulare le più vive felicitazioni a mons. Domenico Battaglia, del clero di Catanzaro Squillace, per la sua nomina ad arcivescovo di Napoli, veneranda Chiesa particolare, di cui le più antiche fonti agiografiche, non anteriori al IX secolo, attribuiscono la fondazione a San Pietro. Egli, provenendo da Antiochia e diretto a Roma, si sarebbe, infatti, fermato a Napoli e vi avrebbe battezzato e consacrato il primo Vescovo, Aspreno o Asprenate, di cui la rivista della sezione san Tommaso della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale fa memoria nel titolo (Asprenas). La presenza di una comunità cristiana, nel II secolo e il ruolo centrale di Asprenas è attestata con certezza dalle testimonianze archeologiche del complesso catacombale di Capodimonte.
Nella sua Lettera pastorale alla diocesi di provenienza, del 6 dicembre scorso, mons. Battaglia aveva parlato di Maria come «donna dell’attesa», osservando che «siamo anche noi in lei umanità in attesa. Attesa di Dio nell’attesa dell’altro. Attesa di credere insieme, di sporcarci insieme le mani con la speranza! In Maria accade qualcosa che è un segno grande! Il sogno di Dio si fa storia. Dio viene a vivere con noi. E noi possiamo vivere con Lui. Questo grande disegno di salvezza Maria ha accolto nel suo grembo, un giorno, uno dei tanti giorni della sua esistenza, nella sua casa umile, nel suo piccolo paese».
Ora mons. Battaglia accoglie la designazione del santo Padre Francesco che, dopo averlo già destinato alle terre di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, lo invia nei luoghi delle origini del grande santo moralista e giurista, che nella basilica di santa Restituta in Napoli, il 6 aprile 1726, fu ordinato diacono e, il successivo 21 dicembre 1726, fu ordinato presbitero all’altare maggiore della chiesa metropolitana di Napoli.
Nel territorio arcidiocesano di Napoli, mons. Battaglia ritroverà tantissimi luoghi alfonsiani, tra cui il quartiere di Marianella, nel quale la famiglia de Liguori possedeva una villa destinata a residenza estiva e dove sant’Alfonso era nato il 27 settembre del 1696 alle ore 7.00.
Con sant’Alfonso, lo accompagni la vasta schiera di sante e santi compatroni, tutti al seguito della “Regina di tutti i santi” e dell’Avvocata divina” alla quale i patroni ricorrono, con il sangue vivente e “prodigioso” di Gennaro, per l’intercessione presso il Padre celeste.
Possa San Giuseppe, Patrono del Concilio ecumenico vaticano II – in questo speciale anno giubilare indetto dal Sommo Pontefice -, custodire particolarmente mons. Battaglia, che mi piace raccomandare particolarmente a Colui che, come diceva santa Teresa di Gesù, “in cielo può fare quello che vuole”. Lo sposo castissimo della Beata Vergine custodisca e protegga mons. Battaglia, e soprattutto guidi i suoi passi pastorali al servizio della nuova Chiesa particolare di Napoli, che diviene da oggi sua sposa. È una sposa che attende il cuore tenero di un Pastore che saprà porsi accanto a vecchi, giovani, ragazzi e bambini, con la fiducia che è possibile scoprire, come si legge ancora nella Lettera pastorale citata, «che l’infinito è qui, in quello che rinasce. Ha i tratti del concreto. Ti chiama. Ti vuole libero. Libero di amare e basta. Soprattutto ti aspetta. Senza catene. Senza sicurezze. Senza paure. Faccia a  faccia  con  la  vita  vera».  Oremus pro Antistite!  Stet et pascat,  in fortitudine Tua, Domine,  in sublimitate nominis Tui!

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