Le scuole paritarie vengono spesso immaginate come un’istituzione opzionale e superflua; un vezzo di genitori insoddisfatti che affidano l’educazione dei propri figli a strutture generalmente ben organizzate ed attrezzate e ad insegnamenti ispirati alla religione cattolica piuttosto che ad ideologie laiche.

Ma parliamo di ben altro e di più.

Le scuole paritarie costituiscono un servizio pubblico (legge 62/00), espressione della libertà di insegnamento (art. 33 della Costituzione) e si snodano in 12.564 istituti, di cui più del 70% scuole dell’infanzia, 11% scuole primarie, 5% scuole secondarie di primo grado e 12,5% scuole secondarie di secondo grado (fonte FIDAE). 900.000 studenti, 180.000 tra docenti ed operatori scolastici. Un universo che affianca e sostiene la scuola statale, purtroppo rallentata dalla burocrazia e ristretta in edifici talvolta inadeguati o addirittura fatiscenti. Una scuola con classi di 30 bambini, aule incapienti, palestre usufruibili a turnazione. Una scuola che arranca nella gestione del presente e che mai potrebbe gestire un’espansione di massa del bacino di utenza.

Arriva l’emergenza Covid 19 ed il Governo provvede a stanziamenti in favore della scuola Statale ignorando, sostanzialmente, le scuole Paritarie. Niente, se non 2,5 euro ad alunno per acquisto tablet ed € 4,5 ad alunno per la sanificazione degli ambienti scolastici. La Calabria non vede neanche gli spicci, visto che l’Ufficio Scolastico Regionale si dichiara in attesa di ottenere indicazioni dal MIUR. A livello locale e territoriale qualcosa (anche se poco) si muove. In Calabria vengono (giustamente) stanziati 150 milioni di euro, a fondo perduto, per le piccole imprese, ma vengono escluse le scuole.

Ma rimangono i costi fissi per le strutture a servizio degli studenti che oggi non possono usufruirne e le cui rette non possono essere pretese nella loro interezza, per effetto della impossibilità della prestazione. Si aggiunge la crisi in atto e la impossibilità, per molte famiglie, di saldare quanto dovuto ed impegnarsi per gli anni a venire al pagamento della retta scolastica.

Alcuna erogazione pervenuta, ad oggi, a titolo di FIS (Fondo Integrazione Salariale) e Cassa integrazione in deroga per personale docente (specie per scuole dell’infanzia) e non docente ed impossibilità di beneficiarie – si fa per dire – della possibilità del ricorso al credito previsto nel decreto liquidità, difettando l’iscrizione nel registro delle imprese.

Eppure le scuole Paritarie sono una risorsa insostituibile ed una ricchezza per l’offerta formativa, i piani educativi, il sostegno agli studenti con disabilità (attualmente 14mila iscritti)

Non è un problema per pochi. Né un problema di una famiglia su dieci (tale la proporzione tra utenza Paritaria e Statale), è una valanga destinata a travolgere l’istruzione ed il diritto allo studio.

Ma non solo.

Il tracollo della scuola, oggetto di analisi ministeriali sicuramente difficili ma allo stato improvvide, in assenza di interventi programmati, ragionevoli, estesi e trasversali, sta determinando l’interruzione di un servizio pubblico (funzionale all’istruzione) ed un vero precipizio nel lungo percorso che dovrebbe condurre alla parità di genere.

Mentre attendiamo speranzosi l’incedere dei mesi dell’emergenza, le donne che sono anche madri rischiano, in prima persona ed in misura del tutto preponderante, la sospensione o addirittura l’interruzione della propria attività lavorativa dipendente, autonoma o di libera professionista. Un’ulteriore catastrofe, non solo per i bilanci familiari, ma per la compromissione, gravissima, dei diritti costituzionali e della c.d. questione femminile. Un inaccettabile tuffo nel passato.

Oggi non è più il tempo di slogan, di approssimazioni, di programmi bislacchi.

E’ il momento delle azioni. Degli stanziamenti. Della predisposizione degli strumenti idonei e concertati per la ripresa, effettiva e sicura, della scuola e dell’occupazione, dell’abbattimento della diseguaglianza di genere, del sostegno alle famiglie.

E’ l’ora di rileggere la nostra Costituzione.

Avv. Graziella Brancaccio

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