C’è chi preme per riaprire, come Veneto e Lombardia. C’è invece chi è pronta ad alzare le barricate, come la Campania. Mentre migliora il quadro tra un forte calo di nuovi positivi al coronavirus e un record di guariti, diventa sempre più acceso il dibattito sulla Fase 2. A frenare le fughe in avanti c’è il governo: “In questi giorni e nelle ultime ore circolano numerose ipotesi, con tanto di date, sulle possibili riaperture nel Paese. In alcuni casi si tratta di ipotesi che non hanno alcun tipo di fondamento, in altri di ipotesi che sono ancora allo studio e quindi non possono essere in alcun modo considerate definitive”, precisano fonti di Palazzo Chigi. “In questo momento il governo, coadiuvato dal comitato tecnico scientifico e dalla task force di esperti – proseguono le stesse fonti – sta lavorando per la fase due e solo quando avrà terminato i lavori comunicherà in maniera chiara i tempi e le modalità di allentamento del lockdown, così da dare agli italiani un’informazione certa. Anticipazioni, indiscrezioni e fughe in avanti – in un momento tanto delicato – rischiano di alimentare caos e confusione. In questi momenti invece è indispensabile la collaborazione responsabile di tutti”.  “La tendenza positiva si va a confermare e ci fa ben sperare per la ripartenza, e noi stiamo lavorando alacremente per questo”, aveva detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, annunciando: “Sembra ci possa essere anche una ‘pre fase 2’ prima del 4 maggio, noi siamo pronti”. Poi però aveva comunque ribadito: “Premesso che la decisione spetta al governo che dovrà emanare il nuovo Dpcm per l’apertura. Se dipendesse da me io aprirei tutto, con gradualità e responsabilità. Ed in ogni caso l’apertura graduale ma dovrà essere per tutti, per non creare figli e figliastri”. “Ci sono due linee di pensiero: la prima aprire quando il virus non ci sarà più e saremo tutti ‘morti’, oppure aprire e convivere con i l virus che è esattamente tutto quello che hanno fatto gli latri Paesi nel mondo. E io tra queste due linee non ho dubbi”, ha poi aggiunto Zaia. “Se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi”, ha detto dal cano suo Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, in vista della data del 4 maggio. “Credo che si sia voluto interpretare in modo malevolo in mio intervento. La condizione ineludibile per parlare di riapertura è il via libera della scienza e degli esperti e di chi sa interpretare l’evoluzione epidemiologica del virus. Se la scienza ci dirà che dobbiamo stare chiusi, staremo chiusi”. “La riapertura comporterà una serie di cambiamenti sostanziali nei comportanti, dobbiamo farci trovare pronti se l’evoluzione dell’epidemia dovesse andare in senso positivo, se ci fossero le condizioni di riaprire il 4 maggio dovremmo essere pronti. La riapertura non dovrà prescindere dalla salute e dalla sicurezza di cittadini e lavoratori”, dice a Mattino Cinque. La Campania chiuderà i suoi confini se le regioni del Nord faranno una “corsa in avanti” verso la riapertura pur avendo ancora “una presenza massiccia del contagio”, ha avvertito il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel corso di una diretta Facebook. “Ho ascoltato posizioni di altri colleghi presidenti di Regione, soprattutto del Nord ma anche del Sud – ha detto De Luca – che premono per affrettare la ripresa di tutto. Io credo che dobbiamo avere grande senso di responsabilità, partendo dai dati concreti. In Lombardia, ancora ieri, abbiamo registrato circa mille nuovi contagi. Nel Veneto, che sta messo meglio, abbiamo registrato quasi 400 nuovi contagi. Nel Piemonte abbiamo registrato 800 nuovi contagi. Questa è la realtà che abbiamo di fronte a noi. Se una regione d’Italia con situazione epidemiologica assolutamente non tranquillizzante accelera in maniera non responsabile e non coerente con i dati del contagio, rischia di rovinare l’Italia intera”. (Adnkronos)

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