CATANZARO – «Il decreto Cura Italia è assolutamente inadeguato a dare sostegno alle piccole e medie imprese». E’ quanto sostiene il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Filippo Pietropaolo, che rivolge invece un plauso alla nuova giunta regionale guidata da Jole Santelli, che «sta dimostrando grande reattività all’evoluzione del problema sanitario, attivandosi per far fronte in maniera adeguata alle esigenze determinate dalla grave crisi economica che sta interessando il sistema produttivo calabrese» e in particolare all’assessore al Lavoro e alle Attività economiche Fausto Orsomarso, «che ha già trovato un accordo con le parti sociali per l’immediata applicazione della cassa integrazione e predisposto altre misure per contenere le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sulle imprese». «Nel Cura Italia – spiega Pietropaolo – si sostiene che un’impresa che abbia avuto nel 2019 ricavi per oltre due milioni sia una impresa ricca e con le spalle forti, tranquillamente in grado di far fronte da sola alla emergenza. Solo per le imprese sotto questa soglia, infatti, è prevista la sospensione dei versamenti delle imposte tra cui l’iva e i contributi previdenziali per il personale. I versamenti saranno comunque dovuti entro il 31 maggio in unica soluzione o al massimo in 5 rate. Nulla invece è previsto per le imprese che hanno più di 2 milioni di ricavi, nonostante la fascia tra due e 10/15 milioni costituisca la stragrande maggioranza delle imprese italiane, la vera ossatura del sistema produttivo della Nazione. Forse proprio per questo sono state escluse dalle misure. Il rischio, quindi, è che una piccola impresa che lo scorso anno ha fatturato poco più di 2 milioni e che nel 2020 sta vedendo il proprio fatturato quasi azzerarsi, dovrà scegliere se pagare le imposte o accantonare le risorse disponibili per continuare a pagare, finché potrà, i propri dipendenti, che in queste realtà aziendali rappresentano il cuore pulsante delle attività e spesso anche la vera e propria famiglia allargata dell’impresa. E’ inoltre un segnale di vera e propria ostilità alle imprese la proroga di due anni, contenuta del decreto, per la prescrizione delle attività di controllo da parte della Agenzia di imposizione fiscale. Concordo con la nostra leader Giorgia Meloni, che sostiene che mentre la gente soffre, non lavora e non incassa, lo Stato approfitti dell’emergenza per dare più tempo all’agenzia delle entrate per fare controlli “contro” le imprese». «Ci siamo già confrontati con l’assessore Orsomarso – aggiunge Pietropaolo – affinché venga utilizzato al meglio lo strumento normativo contenuto nel decreto Cura Italia, che consente alla Regione di affrontare, attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari Por e Pac a disposizione, anche i gravi problemi economici che investono le imprese a seguito dell’emergenza sanitaria. In questa direzione, si potrebbe innanzitutto intervenire con l’attivazione di politiche attive a sostegno delle politiche passive in corso, da finanziare con i fondi Fse per le pmi che attivano Cigo, Cigs, Fis e Cigd. Ciò consentirebbe di avviare percorsi di formazione a distanza contestualmente al periodo di cassa integrazione, in modo da raggiungere due obiettivi: sostenere le imprese con una formula comunque dignitosa e assolutamente congrua rispetto al POR e far partecipare il lavoratore a un percorso di crescita professionale su temi attinenti la vita aziendale o il proprio profilo professionale – percorsi che nella routine dell’attività le aziende spesso non sono in grado di organizzare – così non facendolo sentire completamente staccato dalla realtà produttiva anche se per un periodo breve. Un’altra proposta è quello di dare sostegno alle pmi, con l’utilizzo di fondi FESR destinati alle attività produttive, per attivare subito lo smartworking attraverso procedure agili e veloci. Infine si dovrà pensare al dopo emergenza, perché presumibilmente servirà molto tempo alle imprese poter tornare a regime. Sarebbe quindi utile garantire alle pmi calabresi il sostegno per almeno sei mesi in termini di sospensione del pagamento degli oneri contributivi relativi al proprio personale da compensare con fondi comunitari. In sostanza attraverso i fondi Por si potrebbero pagare all’Inps, all’Inail e allo Stato le componenti del costo del lavoro che maggiormente pesano sulle pmi, per dare un sostegno concreto nella fase di riavvio. Una soluzione che però richiede l’avvio di un tavolo di concertazione capace di assumere in breve tempo una decisione il più possibile condivisa».