Carissimi calabresi, figlie e figli di questa nobile terra, in vista del Natale rivolgo a voi tutti il mio sincero augurio. Lo faccio riflettendo su un pensiero del grande drammaturgo Bertolt Brecht: «Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario». Con queste parole egli ci ricorda quale necessità autentica e profonda del Natale di Cristo vi sia per gli ultimi della terra e per i poveri, non solo a livello sociale. Siccome questo scenario non è estraneo alla nostra quotidianità, con l’approssimarsi del giorno della nascita di Gesù, mi dico che tutti dovremmo fermarci a riflettere per riscoprire il senso concreto dell’Incarnazione ed il suo effettivo significato, specialmente in luoghi in cui per moltissimi la celebrazione della venuta del Messia sembra da decenni coincidere con la mondanità della festa dei regali, dei piaceri di circostanza e nulla più. Si perde, in tutto ciò, il provocatorio paradosso di un tempo particolare, in cui Dio sceglie di farsi uomo, di nascere povero, in una stalla, per cambiare il destino oscuro di un mondo che non riconosce le proprie debolezze e devianze. Al centro di tutto c’è un uomo con la sua storia, non un mito, ma un Evento. Un uomo il cui destino è segnato dalla nascita e dalla morte, simile a tutti gli altri. È su questo uomo che si proietta l’alone del mistero che lo rende diverso da ogni altro essere umano in quanto è il Figlio di Dio, amore infinito. La sua venuta deve invitarci a chinarci su questo “bambino”-Figlio di Dio che rinasce e vuole rinnovarci interiormente, rendendoci persone in grado di individuare il bene ed il male, abbandonando l’individualismo egoistico e spronandoci a comprendere finalmente che Egli si nasconde negli ultimi della terra che vivono accanto a noi. E da lì chiama tutti alla speranza, a ricercare e custodire qualcosa «che non è in potere dell’uomo e che non è visibile», come ha sottolineato papa Francesco, e non è semplice ottimismo, ma «una virtù rischiosa» e che «il Natale di Cristo, inaugurando la redenzione, ci parla di una speranza diversa, una speranza affidabile, visibile e comprensibile, perché fondata in Dio». Il segno, insomma, di un sentimento e di un’opportunità di cambiamento e di riscatto. Possa essere questo, soprattutto questo, il Natale che arriva. A tutti ed a ciascuno, di cuore, auguri.
+ Vincenzo Bertolone