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La consigliera regionale del Pd: «Il governo regionale non ha visione. I calabresi continuano a pagare il prezzo di una sanità disastrosa»

CATANZARO – «Altro che cambiamento, la sanità calabrese è ostaggio di una gestione fallimentare, opaca e autoreferenziale. Le risposte del presidente Occhiuto sono insoddisfacenti e il suo atteggiamento, chiuso al dialogo e incapace di costruire un confronto costruttivo, danneggia ulteriormente la Calabria». A dichiararlo è Amalia Bruni, consigliera regionale del Partito democratico, intervenuta nel corso della seduta del Consiglio dedicata alla sanità. Bruni non risparmia critiche al presidente-commissario: «Fin dalla sua nomina, avevamo espresso disponibilità a collaborare per affrontare la ricostruzione del sistema sanitario. Invece ci siamo trovati davanti un uomo solo al comando, intento più ad annunciare che a risolvere, in una narrazione mediatica distante anni luce dalla realtà». L’istituzione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, evidenzia la consigliera, «è la certificazione del fallimento del commissariamento in corso. Si consegnano poteri straordinari a chi, nei fatti, non ha dimostrato di saper gestire quelli ordinari». Poteri che – ammonisce – «possono diventare pericolosi senza trasparenza e controllo». Bruni attacca anche l’assenza di una strategia: «Non esiste un vero piano sanitario. Solo una produzione massiva di DCA, ma senza visione, senza collegamenti con le esigenze dei territori, senza efficacia. Azienda Zero, presentata come la grande rivoluzione, è un’operazione mai decollata che ha svuotato le aziende sanitarie senza portare alcun risultato concreto». In un quadro drammatico, a peggiorare è anche il dato sull’emigrazione sanitaria: «Nel 2022 la spesa per la mobilità passiva è salita a oltre 300 milioni di euro. Un numero che testimonia come i cittadini calabresi siano costretti a fuggire da una sanità che non garantisce cure, prestazioni, dignità». Particolarmente critico il passaggio sui fondi del PNRR: «Dei 61 progetti per le Case della Comunità previsti, a gennaio non ne risultava attivo neanche uno. E mancano ancora oltre 120 grandi apparecchiature da acquistare, nonostante i fondi siano disponibili. È un fallimento su tutta la linea». Bruni richiama l’urgenza di risposte anche su personale e servizi: «Ci chiediamo quanti medici specializzandi siano stati assunti, quante nuove unità operative siano state accreditate per l’alta formazione. La risposta, purtroppo, non è pervenuta». Sul fronte dell’emergenza-urgenza la consigliera Pd è durissima: «È un sistema al collasso. Ambulanze senza medici, personale al limite del burnout, ritardi inaccettabili come quello accaduto a Cutro, dove un neonato ha atteso 40 minuti un’eliambulanza arrivata addirittura senza carburante». Bruni conclude con un appello: «Serve un cambio di rotta radicale. Basta promesse non mantenute. Serve un progetto condiviso, una rete di servizi territoriali efficiente, il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, della medicina generale, della prevenzione. La sanità non si governa con gli slogan, ma con il confronto, la programmazione e il rispetto per la vita dei cittadini».

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