
Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, del Prefetto di Catanzaro Castrese De Rosa, di numerosi sindaci e soprattutto dei bambini della scuola cittadina con i loro docenti, è stato celebrato a Stalettì il centenario del “Lavatoio pubblico”. Lo rende noto il sindaco Mario Gentile. Nel febbraio del 1925, la comunità si strinse attorno all’amministrazione comunale per inaugurare questa struttura, dono di un illustre concittadino, Raffaele Ciluzzi, emigrato in America e tornato nella sua terra con il desiderio di alleviare le fatiche delle donne di Stalettì, costrette fino ad allora a percorrere chilometri fino al fiume Alessi per lavare la biancheria. «Un gesto di straordinaria generosità – si legge in una nota – nato in un periodo di profonda sofferenza, all’indomani della Prima guerra mondiale, in una Calabria segnata dalla povertà e dall’emigrazione. Un’epoca difficile, ma fondata su valori solidi: la dignità, il rispetto, la solidarietà». Per rendere ancora più viva questa memoria storica, una suggestiva rievocazione ha riportato in vita il passato, con donne e bambini in costumi d’epoca, ricreando le scene di un tempo, quando il lavatoio era un luogo di fatica ma anche di condivisione e socialità. «La nostra – specifica l’amministrazione stalettese – era una civiltà contadina, fatta di sacrifici ma anche di grande dignità. Le donne, con le mani segnate dal lavoro, portavano avanti la famiglia con coraggio e resilienza. Il lavatoio non era solo un luogo di fatica, ma anche di incontro, di scambio, di solidarietà tra le donne del paese. La semplicità della vita contadina, pur tra mille difficoltà, era scandita da valori profondi che oggi non dobbiamo dimenticare». La letteratura locale ha reso omaggio a questa storia con le opere di poeti come Salvatore Romeo e Antonio Carello, che con i loro versi e le loro riflessioni hanno saputo raccontare l’anima più autentica della nostra terra, il sacrificio e la speranza dei nostri avi. «Ai giovani di oggi – concludono sindaco e amministrazione di Stalettì – il messaggio è chiaro: il sacrificio, la cultura, la rettitudine, la solidarietà, la fratellanza sono l’unica strada per una società migliore. La memoria di uomini come Raffaele Ciluzzi non deve perdersi, perché il bene fatto con il cuore lascia un segno che il tempo non può cancellare».
Carmela Commodaro