
Si era detto mai più un’altra Cutro, eppure i migranti continuano a morire in mare. Pensavamo, all’indomani di quella tragedia, nella quale persero la vita 94 persone, che da tutto questo dolore potesse derivare un grande insegnamento di umanità e solidarietà. Ma a distanzi di due anni le cose sono ulteriormente peggiorate. Una grande tragedia umana, quella di Cutro, alla quale è stata data una risposta del tutto disumana con un decreto che appare una prova di forza contro i più fragili. Dopo la tragedia di Cutro i migranti sono stati considerati tra le principale emergenze nazionali, dimenticando la lotta alle mafie e alla corruzione. Le mafie vincono dove l’umanità naufraga, dove la coscienza si inabissa, dove il sentimento di comunità annega. Sia ben chiaro che le future generazioni, ci chiederanno il conto della nostra indifferenza rispetto alle tragedie che si stanno consumando in questi nostri tempi bui. Ancora nella nostra mente è forte il ricordo di quelle salme, alcune bianche, disposte all’interno del PalaMilone di Crotone. Oggi, a distanza di due anni, quelle bare devono diventare un simbolo contro l’indifferenza e la disumanità, un monumento al milite ignoto di questo scontro di civiltà, di questa terza guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita Papa Francesco, una guerra che si combatte non solo con l’uso delle armi ma anche con le leggi ingiuste che determinano ingiustizie sociali ed ambientali, discriminazioni, disuguaglianze e povertà. Rispetto all’emorragia di umanità in corso e per evitare che il sacrificio di queste donne, uomini, bambine e bambini non sia stato vano, siamo chiamati tutte e tutti noi alla costruzione di comunità più accoglienti e solidali, a riscoprire il sentimento di empatia e richiedere, anzi pretendere, politiche migratorie che salvano e proteggano le persone e non i confini. Ma anche un impegno a non dimenticare e continuare a chiedere verità e giustizia per le vittime del naufragio di Cutro.