Cerimonia laica ieri nel cimitero di Squillace in memoria dell’avvocato Giuseppe Chillà nel 60° anniversario della sua scomparsa. L’iniziativa è stata del nipote Sardo Bruzzese, accompagnato da parenti, amici ed estimatori dell’avvocato Chillà. A mezzogiorno in punto, il ricordo della figura dell’illustre personaggio squillacese da parte dello stesso Bruzzese, che ne ha tracciato la biografia e l’operato. L’avvocato Giuseppe Chillà nacque a Squillace il 18 agosto 1897, primogenito del notaio Salvatore Chillà e di donna Emilia Conidi. Sul suo carattere, a suo dire, influirono due episodi della sua giovinezza. Il primo, quando, bambino, vide tornare a casa suo nonno senza giacca e senza mantello con i quali aveva vestito un povero mendicante ignudo. Il secondo, le riunioni che il padre quotidianamente aveva nella sede della Società operaia di mutuo soccorso. Dopo le scuole elementari a Squillace, frequentò le scuole ginnasiali al convitto “Diodato Borello” di Santa Severina. Concluse il corso di studi medi, conseguendo la licenza liceale al Liceo classico “Pasquale Galluppi” di Catanzaro. Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza di Roma, lavorando, nel contempo, come istitutore nel convitto nazionale. La Grande Guerra lo vide sottotenente di complemento e partecipò, pur non interventista, ma per puro amor di patria, a numerose azioni di guerra e il 3 novembre 1917 nei pressi di Folgaria Alto Adige fu ferito e fatto prigioniero e internato nel campo di prigionia di Marchtrench. Finito il conflitto, fu decorato con la Croce al Merito di Guerra e con il distintivo d’onore per il coraggio dimostrato e per la ferita riportata. Conseguì la laurea in Giurisprudenza il 4 dicembre 1922, all’Università degli Studi di Roma, con una tesi in diritto penale sul delitto passionale. Vinse un concorso come cancelliere e prese servizio nel Tribunale di Milano e, nel contempo, svolse attività di praticantato in avvocatura, nello studio legale Ferri. A Milano conobbe e sposò Anna Gorianec, bellissima goriziana, che divenne la sua compagna
fedele di vita e di ideali. Nel 1929, diventò avvocato e, lasciato il lavoro di cancelliere, tornò in Calabria, a Squillace, dove si avviò alla carriera forense, connotandosi per l’appellativo di “avvocato dei poveri”. Partecipò, come ufficiale di complemento, anche alla Seconda guerra mondiale. Socialista, fu fermo oppositore del fascismo. Nel 1945, le truppe di liberazione neozelandesi che, come alleati, arrivarono a Squillace, lo nominarono commissario prefettizio. Fu candidato per il Partito socialista all’assemblea costituente e, successivamente, alla Camera e al Senato. Dal 1956 al 1961 fu eletto consigliere provinciale nelle fila del Partito socialista italiano. Del Partito socialista italiano fu segretario di federazione provinciale di Catanzaro, eletto per acclamazione nel 1958. Il 7 novembre 1956 fu iniziato alla massoneria e venne registrato al Grande Oriente d’Italia con il grado di “apprendista”, con il numero 14370. Il 6 aprile 1957 consegui il grado di “compagno” registrato al Grande Oriente d’Italia con il numero 11364. Conseguì il grado di “maestro” il 30 novembre 1957 registrato al Grande Oriente d’Italia, “Ne varietur”, con il numero 11285. Divenne “maestro venerabile” della loggia “Il Nuovo Pensiero” di Catanzaro. Fu avvocato degli umili e dei poveri, mantenendosi, sempre, coerente con i suoi ideali di vita. Lasciò, povero, gli affanni terreni la notte del 1° gennaio 1965. Durante la cerimonia di ieri, l’avvocato Enzo Arnò ha illustrato il rituale funebre dei massoni, simulandone l’applicazione a quello svolto 60 anni fa in onore dell’avvocato Chillà. Infine, una corona d’alloro è stata deposta davanti alla tomba dell’avvocato dal sindaco di Squillace Enzo Zofrea.
Carmela Commodaro

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