La nostra legge fondamentale la Costituzione Repubblicana, sancisce solennemente nei principi fondamentali il lavoro come l’elemento fondativo della Repubblica inquadrato al suo articolo di apertura come diritto e in un’altro principio fondamentale l’articolo 4 come dovere del individuo che attrverso il lavoro contribuisce al progresso materiale e spirituale della Nazione.
Un diritto soggettivo e contemporaneamente collettivo che dovrebbe essere tutelato in quando oersona appartenenente ad una collettività che quando manca o viene ridimensionato in tuttele sue forme sé né fa carico.
Purtroppo nel nostro paese l’Italia questo diritto inviolabile e dovere imderogabile nel 2024 ha riscontrato oltre 1000 moerti sui luoghi di lavoro di lavoratori, e più di 500 mila infortuni invalidanti che rendono l’Italia un paese da annoverare non a patria del Diritto ma a nazione sottosviluppata o in via di sviluppo.
Due Presidenti della Repubblica Napolitano e Mattarella hanno più volte sollecitato gli organi d’indirizzo politico ad intervenire, con proposte continue avanzate dal mondo sindacale, che purtroppo anche osservando i dati dei morti sui luoghi di lavoro nell’anno in corso sono rimasti inascoltati.
Consideriamo un’aspetto non secondario dietro le morti per infortuni sui luoghi nei posti di lavoro, si riscontrano costi sociali elevatissimi per lo Stato, per le famiglie delle vittime, per le imprese dove l’incidente si verifica, in un paese l’Italia dove le modifiche legislative al Codice degli appalti ha consentito una difficoltà oggettiva nel riuscire ad individuare le responsabilità penali delle eventuali inadempienze.
Ormai per tornare alla premessa iniziale il lavoro è stato declassato da diritto e dovere a merce, che come tutti gli altri fattori produttivi è funzionale all’aumento esponenziale di profitti ed utili, che molto spesso non sono collegati alla produttività delle Azende.
Felice Caristo tesserato Italia Viva