L’Alfiere della Repubblica: “Non rassegnarsi all’impossibile”
In una serata dedicata alla pace e all’impegno civile, organizzata dalla Fidapa di Soverato, presieduta da Roberta Ussia, l’Alfiere della Repubblica Bernard Dika ha offerto una riflessione profonda partendo dalla caduta del Muro di Berlino, per arrivare al significato più autentico dell’articolo 11 della Costituzione italiana.
Nel suo intervento, Dika ha rievocato quella storica notte tedesca del 1989 quando, quasi per caso, durante una conferenza stampa, Günter Schabowski annunciò la possibilità per i cittadini dell’Est di attraversare il confine. “Quella notte il muro non cadde per volere dei potenti o dei politici – ha sottolineato Dika – ma cadde perché i berlinesi non restarono in casa. Ebbero il coraggio e l’audacia di guardare in faccia la storia e la scrissero”.
Un esempio potente che, secondo il giovane Alfiere, deve ispirare l’azione anche oggi: “Mi preoccupa quando molti di noi si rassegnano davanti ai problemi del nostro tempo. Questa rassegnazione non è la soluzione”.
Particolarmente incisiva la sua critica al tradizionale adagio “si vis pacem, para bellum”: “Abbiamo visto che questo detto millenario non ha dimostrato la sua validità nel corso della storia. Gli armamenti sono sempre aumentati, ma la guerra non ha smesso di essere presente sulla faccia della terra”. La proposta di Dika è chiara e diretta: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la pace”.
Il suo intervento si è soffermato su un’analisi dell’articolo 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”), evidenziando come i padri costituenti abbiano scelto deliberatamente di utilizzare il termine “Italia” invece di “Repubblica” in questo specifico articolo: “Come se volessero dirci che non potevamo lasciare spazio al dubbio, perché la guerra quando si insinua distrugge tutti”
L’evento ha rappresentato un momento di riflessione importante sul tema della pace, sottolineando come l’impegno attivo dei cittadini possa essere determinante nel cambiare il corso della storia, proprio come accadde in quella fredda notte berlinese del 1989.