È stata celebrata anche a Squillace la Giornata delle Forze Armate e della Festa dell’Unità nazionale. Dopo la celebrazione di una messa nella basilica concattedrale, si è formato un corteo, presenti il sindaco Enzo Zofrea, altri amministratori comunali, studenti del luogo (terza, quarta e quinta della scuola elementare di Squillace centro; prima, seconda e terza della scuola media di Squillace centro; terza media di Squillace Lido e una rappresentanza del liceo artistico) e cittadini, che si è diretto al monumento ai caduti di piazza Forte Marghera. Era presente anche il preside del liceo artistico professor Tommaso Cristofaro, che a nome della scuola ha donato al Comune un manufatto artistico, raffigurante il castello con un papavero rosso. Il dirigente scolastico ha sottolineato l’importanza della presenza di tanti studenti alla manifestazione. Presenti anche i carabinieri della stazione di Squillace, la polizia locale, mentre la banda di Tiriolo ha eseguito i brani musicali. Davanti al monumento ai caduti è stata deposta una corona di fiori in onore di tutti caduti in difesa dei valori di libertà e democrazia, è stato letto il bollettino della vittoria ed è seguito il discorso commemorativo del sindaco. «Siamo riuniti qui – ha affermato il primo cittadino – anche per ricordare, con profonda gratitudine, tutti coloro che hanno donato sé stessi, che hanno sacrificato il proprio futuro, i propri affetti, la propria vita, per permettere a noi di vivere in libertà. Oggi rendiamo omaggio a quei cuori coraggiosi che, con sacrificio e amore per il proprio Paese, ci hanno consegnato una nazione libera, una comunità unita. E in questo senso, è una gioia vedere la presenza delle scuole, degli studenti, dei giovani: cari ragazzi, voi siete il sogno che questi uomini e queste donne, con coraggio e sacrificio, hanno voluto proteggere. Nelle vostre mani, oggi, è riposta la continuità di questa comunità, il rispetto dei valori di chi ci ha preceduto, e la responsabilità di costruire un domani fatto di unità e solidarietà». Zofrea ha poi rivolto il pensiero «a quegli uomini e a quelle donne che hanno lasciato le loro case, le loro famiglie, e si sono inoltrati verso un destino incerto, verso il fronte, senza sapere se mai sarebbero tornati. Molti di loro sono rimasti per sempre lì, senza un nome su una tomba, avvolti da un silenzio che ancora oggi ci commuove e ci richiama alla nostra responsabilità. Quel sacrificio silenzioso, il loro “non ritorno,” ci parlano con forza e ci ricordano il valore insostituibile della vita e il profondo legame che ci unisce come comunità, come popolo». «Viviamo tempi difficili – ha aggiunto – tempi in cui è facile sentirsi smarriti e divisi. Ma in questo giorno, fermiamoci tutti un istante. Guardiamoci intorno. Siamo qui insieme, uniti da una storia condivisa e da ideali che ci legano. Le guerre, come sappiamo, lasciano cicatrici profonde, sia quando esplodono nei nostri territori, sia quando si consumano nelle ombre della società, invisibili e silenziose. Oggi, però, non siamo qui per parlare soltanto dei conflitti armati. Ci sono anche battaglie silenziose, più sottili, ma non meno pericolose, che attraversano le nostre città e i nostri cuori: sono le guerre contro l’indifferenza, contro l’egoismo, contro l’individualismo che, giorno dopo giorno, rischiano di scavare muri invisibili tra di noi. In questi tempi in cui ci sembra che ciascuno di noi debba proteggere solo il proprio angolo di mondo, abbiamo il dovere di ricordare che il sacrificio di coloro che ci hanno preceduti non era per un interesse privato, ma per un bene comune, per tutti noi. Ognuno di noi, nella propria vita, ha il potere e la responsabilità di costruire ponti, di tenere viva la fiamma di quei valori che ci rendono una vera comunità. Questo spirito è ciò che ci rende più forti e ci permette di guardare oltre, di sognare un futuro più giusto e più solidale per tutti. Come rappresentanti delle istituzioni e come membri di questa comunità, abbiamo il compito di dare l’esempio, di rimanere uniti e di agire con onestà e dedizione. Nonostante le difficoltà, nonostante gli errori che possiamo aver commesso, non possiamo mai dimenticare che siamo chiamati a servire il bene comune. Dobbiamo ispirarci al coraggio di chi ha dato la propria vita, al loro senso di responsabilità, e fare di questi valori il nostro impegno quotidiano». «Oggi – ha concluso – ricordiamo i nomi incisi sulle lapidi, quei volti che non torneranno, e ci impegniamo affinché la loro memoria non sia soltanto una celebrazione di un giorno, ma una guida per la nostra vita. Il silenzio che accompagna questa cerimonia non è assenza: è una presenza viva, è un richiamo potente al senso del dovere, alla solidarietà, alla responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri. Su questi valori possiamo costruire ogni giorno una comunità più forte, più coesa, più giusta. Oggi siamo qui per ricordare, sì, ma anche per rinnovare il nostro impegno. Non lasciamo che l’egoismo e l’indifferenza scavino fossati tra di noi. Il miglior modo di onorare coloro che sono caduti è vivere all’altezza dei loro sacrifici, costruendo ogni giorno una società unita e pacifica. Facciamo sì che il loro sacrificio sia una luce, una guida per le nostre scelte quotidiane. Che questo giorno sia per tutti noi un invito a riscoprire il senso del dovere, la forza della solidarietà e la responsabilità che abbiamo verso il prossimo. Che sia un invito a guardare con speranza al futuro, sostenuti dalla consapevolezza che, uniti, possiamo costruire il bene comune. Rendiamo onore al loro sacrificio, oggi e ogni giorno della nostra vita».
Carmela Commodaro