Il 30 aprile del 2023 è entrato in vigore il nuovo patto di stabilità che a seconda del livello di indebitamento degli Stati membri dell’unione Europea ha una durata di 4 anni per quelli meno indebitati o di 5 anni, come l’Italia di quelli più indebitati.
Per attuare questo nuovo patto di stabilità il Governo Italiano deve presentare alla Commissione Europea entro il 20 settembre il piano strutturale di bilancio che ha durata quinquennale e che può essere modificato solo sé si verifica una grande crisi economica o la caduta del Governo, oltre al piano strutturale di bilancio bisogna specie in un paese come l’Italia adottare il piano di aggiustamento della spesa pubblica che ha invece durata di sette anni e dopo il passaggio europeo del 20 settembre dovrà avere l’approvazione del Parlamento Nazionale.
A differenza del passato non si interviene periodicamente con procedimenti d’infrazione per eventuale rientro del deficit, ma su un’arco temporale più lungo sé si verifica uno sforamento della spesa pubblica si impone un aggiustamento strutturale, che corregge non solo la traiettoria del deficit ma anche quella del debito che in Italia rappresenta il grande fardello.
La durata imposta all’Italia della riduzione annuale dello 0,5% del deficit non è più sufficiente, perché il monitoraggio va realizzato su un lasso di tempo che arriva al 2029 per il piano strutturale di bilancio ed al 2031 per il Piano d’aggiustamento.
Ormai anche per monitorare la spesa pubblica c’è la necessità di produrre riduzioni sostanziali di lungo termine e non provvedimenti una tantum, che poi gli anni successivi rischiano di non avere copertura finanziaria, il crinale del Rigore economico finanziario ormai travalica la durata delle legislature e ne la determina il successo o l’insuccesso.

Felice Caristo

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