Si terrà il 30 giugno, alla biblioteca diocesana di Squillace la presentazione di uno studio condotto nell’ambito del progetto finanziato dalla Cei “Musei Archivi e Biblioteche (MAB)” dal titolo “Frammenti di devozione: Testimonianze di pellegrinaggio nell‘antica diocesi di Scolacium”. Il coordinamento è di don Maurizio Franconiere, delegato diocesano per i Beni Culturali e direttore del Mudas. È stata, in particolare, condotta l’analisi epigrafica di due frammenti di copertura litica del sarcofago sito in località San Martino a Copanello.
Il dottor Domenico Benoci ha rilevato, letto e sciolto le numerose invocazioni graffite, sia in greco che in latino, a carattere devozionale, in alcune delle quali i pellegrini si rivolgono a Senator. Su questa base, oltre che a partire da una confluenza di ulteriori dati, diretti e indiretti, lo studioso ritiene che le preghiere possano essere rivolte all’illustre Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, di cui l’ultimo termine onomastico rappresenterebbe il nome comune, informale, con cui era ricordato quando era in vita. La chiesetta di S. Martino potrebbe essere stata, dunque, una chiesa funeraria dove il fondatore di Vivarium, morto in odore di santità, avrebbe trovato sepoltura, divenendo tra il VII e il IX secolo un polo venerato, meta di numerosi pellegrini.
Nell’occasione saranno presentate le attività della seconda campagna archeologica del Vivarium Project, che, iniziata oggi 24 giugno, terminerà il 19 luglio. L’analisi dei due frammenti, infatti, si inserisce nel più ampio panorama delle ricerche portate avanti dal Vivarium Project, di cui sono direttori scientifici il prof. Gabriele Castiglia, docente della Cattedra di Topografia dell’Orbis Christianus Antiquus e il dott. Domenico Benoci, progetto promosso Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana della Santa Sede, in convenzione con l’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace e autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone. Il Vivarium Project intende, da un lato, arricchire in maniera sensibile il bagaglio di conoscenze sui cosiddetti “luoghi cassiodorei”, sulle loro origini, le loro evoluzioni e la loro contestualizzazione nell’ambito peninsulare e mediterraneo; dall’altro ha anche l’ambizione di valorizzare il territorio dei comuni di Squillace e Stalettì nella loro contemporaneità. Riportare alla luce contesti sepolti e profondamente legati alla memoria di un paesaggio storico, infatti, potrà, in una prospettiva di medio-lunga durata, offrire nuova linfa vitale per la creazione di rinnovati percorsi turistici, culturali, naturalistici, devozionali e dare spunto ulteriore al settore terziario dei territori.
Carmela Commodaro

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