Una lettera aperta indirizzata a tutti i partiti rappresentati in Parlamento e ai loro candidati in Calabria alle prossime elezioni europee è stata inviata dall’ex sindaco di Amaroni e cavaliere Rocco Antonio Devito, sollecitando maggiori attenzioni per la Calabria, definita “terra di promesse non mantenute”. Devito nella lettera scrive: «Calabrese per nascita e per vita, fin da giovane ho sempre coltivato un sogno: quello che la nostra terra di Calabria torni a occupare quel posto e a svolgere quel ruolo che, per la sua antichissima e ricca storia e la sua posizione geografica quasi interamente circondata dal mare, le compete nel consesso delle nazioni facenti parte dell’Europa unita. Essere parte dell’estremo Sud di questa Europa, di per sé non significa essere necessariamente svantaggiata. Non è una questione di minore propensione a un moderno sviluppo, né una questione di mancanza di vocazione e di irreversibile assuefazione a essere “peso trainato” anziché forza trainante. Così come è altrettanto indiscutibile, dal nostro punto di vista, che avere avuto un passato di invidiabile grandezza e splendore non autorizzi a vivacchiare, per non dire agonizzare, su quel passato senza far nulla per rinverdirlo, non solo come memoria di lontana gloria che nulla frutta più ai figli di questa terra, ma anche come motore di una rinnovata volontà di eccellere». Secondo Devito, «non è saggio né produttivo piangersi addosso perché gli eventi storici di altri secoli ci hanno poi relegato prima nel ruolo succube di potenze straniere e poi parte di una Nazione unita, sì, ma il cui sviluppo ha privilegiato il Nord e negletto il Sud. Non è questione, a nostro vedere, di un divario tra Nord e Sud d’Italia la cui forbice è andata progressivamente allargandosi fino a farci apparire il divario come “incolmabile” e, in quanto tale, replicarsi in una contrapposizione tra Nord e Sud d’Europa nella quale l’intera nostra Nazione figuri “svantaggiata” rispetto al resto d’Europa. Poiché di questa Europa (a esser sinceri più economica che politica) siamo parte è anche ad essa che occorre rivolgersi per far sì che la nostra amata Regione di Calabria rimonti il gap che la penalizza tanto rispetto al Nord della Nazione quanto a quello d’Europa e ritrovi quello sviluppo nei settori di cui per vocazione geografica è più dotata». Devito nella lettera sottolinea che «oggi il settore produttivo agricolo e della pesca sono ulteriormente e fortemente penalizzati da disposizioni europee, mentre quello turistico, pur potendo eccellere, stenta a sviluppare tutte le proprie potenzialità anche per forte carenza di infrastrutture e la migrazione all’estero dei “cervelli buoni” formatisi nei nostri atenei ha ormai raggiunto il livello impressionante della migrazione per povertà che spopolava i nostri paesi tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Sarebbe, tuttavia, erroneo oltre che controproducente considerare irreversibile questa situazione di svantaggio. C’è bisogno di voci autorevoli che portino avanti un discorso nuovo ma concorde, poiché l’eccessiva diversità di opinioni e la loro contrapposizione esasperata per opportunità di partito non fanno che aggravare la situazione anche a livello europeo». Quindi, l’appello di Devito: «Al Parlamento Europeo bisogna portare, con voce unanime e ferma, le necessità della nostra Regione e far sì che si comprenda che la nostra Calabria non è palla al piede dell’Unione e non ne frena lo sviluppo, bensì è serbatoio di opportunità positive a partire dalle attività cui per vocazione è chiamata dalla sua posizione geografica. Naturalmente, perché tutto ciò risulti credibile e non pura velleità, occorre al contempo lavorare anche a livello nazionale. Occorrono tanta buona volontà e opportune normative che consentano all’imprenditorialità di operare senza i lacci che ne hanno sempre frenato o impedito lo svilupparsi. Anche a livello locale necessiterà cominciare con il dismettere quelle contrapposizioni esasperate che se giovano a questo o a quel Partito sul piano elettorale non fanno però il bene della popolazione calabrese e, anzi che orientarla verso un risveglio e uno sviluppo delle proprie enormi potenzialità imprenditoriali, la disorienta e la tiene asservita a quel miserabile vivacchiare di “clientelismo” che da troppo tempo l’affligge. In altre parole, per farsi sentire occorrono voci forti e univoche; per essere, poi, credibili occorre rimboccarsi le maniche e lavorare, non già stendere la mano attendendo il favore o la carità altrui o dello Stato. E occorre, a questo punto, chiedersi seriamente se intendiamo acquietarci all’andazzo di sempre che ci vedrà sempre più Sud penalizzato della nostra Nazione e dell’Europa unita, oppure dismettere una buona volta l’apatia e il piangersi addosso, unirsi nella volontà di rappresentare le proprie esigenze e farle valere nelle sedi opportune dimostrando con fatti concreti e non a vane chiacchiere che ottenendone la soddisfazione si mette in moto quel circolo virtuoso che torna a vantaggio non solo della Calabria e dei Calabresi ma dell’intera Italia e dell’intera Europa unita». Devito conclude: «Se riterrete la mia proposta di unione delle forze e univocità d’intenti fattibile e non la fantasia di un povero visionario, ebbene, non lasciate andare a vuoto l’opportunità che si presenta con le prossime consultazioni europee. Siate calabresi e italiani con gli attributi. Fatevi valere e soprattutto, siate uniti, nel rappresentare le necessità della nostra Regione. Ciò è possibile sol che davvero e fermamente lo si voglia. Altrimenti datemi pure del folle visionario, accomodatevi a fare il semplice interesse elettorale del partito d’appartenenza o quello di quanti poco o affatto apprezzano le potenzialità della nostra Calabria; ma poi, per carità, non lamentiamoci se ogni velleità di sviluppo della nostra Regione tale resterà e rimarrà in eterno una chimera».
Carmela Commodaro

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