Dopo aver vinto nel 2023, con il romanzo inedito “La Ritornanza” il premio dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni d’Italia (ANPCI) che si era tenuto nel paese di Villafalletto in provincia di Cuneo e il premio “Teseo” di Milazzo, lo scrittore petrizzese Vincenzo Ursini, noto anche per essere il presidente dell’associazione “Accademia dei Bronzi” con la quale organizza decine di manifestazioni culturali, rappresenterà quest’anno il “borgo” di Petrizzi al premio letterario itinerante “Il Borgo Italiano” che si terrà a Irsina, paese tra i più antichi della Basilicata. Ursini è stato ammesso anche nella sezione riservata alla poesia, con “Paese”, lirica di struggente bellezza. “Promuovere e divulgare la letteratura italiana che fa riferimento ai piccoli centri definiti comunemente “borghi”. Far conoscere gli autori e il loro territorio, creando un ponte tra le diverse realtà locali. Premiare gli autori e le opere più meritevoli legate alla tradizione del borgo italiano”.
Ad oggi, i borghi partecipanti al premio sono 68 con 73 opere letterarie suddivise in 4 sezioni: romanzi editi, romanzi inediti, racconti inediti e poesie. La graduatoria finale sarà resa nota il 16 giugno, mentre la cerimonia di premiazione si terrà il 29 dello stesso mese. Nato a Petrizzi e residente da anni a Catanzaro, Vincenzo Ursini è paroliere iscritto alla Siae nonché presidente dall’Accademia dei Bronzi, associazione culturale internazionale da lui fondata nel 1980. Dal mese di ottobre 2022 è Consigliere di amministrazione della Fondazione Teatro Politeama di Catanzaro, in rappresentante dell’Amministrazione Provinciale. Ha pubblicato vari volumi tra i quali “Eravamo comunisti” e “Mio Sud”. Con quest’ultimo, ha vinto la 40esima edizione del Premio “Terra d’Agavi” di Gela”. Tra gli altri, ha ricevuto anche il “Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri”. “La Ritornanza”, ambientato a Petrizzi, è la storia di un docente universitario che ritorna, in età matura, dalle fredde lande del Nord ai luoghi della propria infanzia, attratto da una sorta di richiamo ancestrale e invincibile verso quel variegato universo fatto di colori, suoni, sapori e odori che non hanno eguali, nella terra di Calabria povera di beni materiali ma ricca di umanità, valori autentici, generosità vera. Lì, il protagonista è stato bambino, cresciuto in fretta per la povertà e per la precoce perdita del padre, uomo profondamente giusto, onesto e laborioso; lì ha visto la sua devota e dolce madre dedicarsi alla famiglia e impastare il pane, insegnandogli a vivere con uno sguardo pieno di premura e di rispetto verso il Cielo e la Terra, in particolare nei confronti dei più poveri; lì ha vissuto i primi fremiti amorosi e i primi slanci verso nobili ideali di riscatto e libertà. E, grazie a questa “ritornanza”, tornando in questo luogo, insieme metaforico – vera e propria dimora dell’anima – ed estremamente concreto, piano piano, unitamente ai propri ricordi, ritrova se stesso, le proprie radici, il proprio autentico volto interiore che è dato dal senso di appartenenza a una storia famigliare, a un territorio che non è solo un fatto geografico, ma è soprattutto una cultura e uno sguardo, unico e palpitante, sul mondo e sull’umanità, che colma il cuore di commozione, di bellezza e di speranza. Un ritorno alle radici e al primo amore, mai dimenticato. «Si torna a sé stessi – dice lo scrittore – e ai luoghi che ci hanno permesso di essere chi siamo oggi».