La differenziazione degli stipendi della Pubblica Amministrazione, passa l’ordine del giorno della lega, altro che il primato della indivisibilità della Nazione. Questo esecutivo guidato da Giorgia Meloni si muove in una profonda contradizione di carattere strutturale. Da una parte il Premier Giorgia Meloni che vuole reintrodurre nel Rapporto con l’Unione Europea il primato dell’Ordinamento giuridico nazionale, ridimensionando al massimo la cessione di sovranità concessa alla legislazione Comunitaria attraverso un declassamento della decisione sovranazionale da sostituirsi con un semplice accordo intergovernativo, proprio nel momento in cui si discute di superare la regola della decisione all’unanimità da sostituirsi con la decisione a maggioranza qualificata.
D’altra parte l’autonomia differenziata voluta dal disegno di legge Calderoli comincia a produrre i suoi effetti distorsivi. Passa infatti un’ordine del giorno voluto dal Vice Premier Salvini che vorrebbe introdurre le gabbie salariali attraverso una differenziazione degli stipendi su base territoriale, venendo meno un fattore unitario rappresentato dalla omogeneità e universalità dei salari e degli stipendi nella pubblica Amministrazione in nome della Unità ed indivisibilità della Nazione, principio tanto caro alla destra, di derivazione Napoleonica che lega strettamente il concetto di Nazione a quello di unitarietà della Pubblica Amministrazione.
Insomma la campagna elettorale per le europee è iniziata , Salvini deve differenziarsi dalla Meloni.
Un Salvini che rivendica la centralità e la differenziazione delle Autonomie Regionali del Nord con quelli del Sud sul modello di una Confederazione di Stati, da noi non previsto, perché le Regioni non hanno una loro legislazione Originaria.
A questa visione si contrappone la Meloni che con il rafforzamento dei poteri del Premier vorrebbe ritornare ad una maggiore incisività delle prerogative dello Stato Centrale.
In questa profonda e antitetica Visione Istituzionale ci sono gli italiani che come sempre vivono in un presente pieno di incognite e in un futuro pieno di interrogativi.

Felice Caristo

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