Petrizzi – Nel mese di settembre del 2014 due consiglieri comunali di minoranza, in occasione dell’approssimarsi della ricorrenza del ventennale della morte, avevano proposto di intitolare “una pubblica via o un edificio a Luigi Tucci, oppure di erigere un monumento in suo onore”, proposta approvata dalla maggioranza del Consiglio che deliberò di concretizzarla successivamente con un provvedimento di giunta. Era una proposta lodevole perché Luigi Tucci, medico e poeta, dal punto di vista professionale e umano è stato amato da tutti, non soltanto dai suoi pazienti. Poi, però, non è successo più nulla. La proposta rimase tale e di quella via o di quel monumento che doveva ricordarlo ai posteri non si è saputo più nulla. Ecco perché, ora, propongo di intitolare al caro dottor Tucci, del quale da giovane sono stato anch’io un suo assistito, la piazza principale del paese, modificandola da “Piazza Regina Elena” a “Piazza Luigi Tucci, già piazza Regina Elena”.
È quanto afferma lo scrittore Vincenzo Ursini, petrizzese di nascita e presidente dell’Accademia dei Bronzi di Catanzaro.
“Durante il periodo fascista e post unitario, sono state intitolate diverse vie del paese a personalità che nulla avevano a che vedere con la storia di Petrizzi; tra queste: la Regina Elena, moglie di re Vittorio Emanuele III. Anche se Papa Pio XII la definì “Signora della carità benefica”, avendo finanziato opere di carità a favore degli encefalici e dei cittadini affetti di tubercolosi, la Regina Elena era ben lontana dalla vita reale della comunità petrizzese, pur essendo tra le personalità di casa Savoia ricordate positivamente pure dopo l’avvento della Repubblica”.
“Sono sicuro – prosegue Vincenzo Ursini – che il nuovo sindaco, persona molto attenta verso la cultura e le tradizioni del territorio, non mancherà di prendere in considerazione – unitamente all’intero consiglio comunale – l’opportunità di rimodulare l’intitolazione dell’attuale piazza in “Piazza Luigi Tucci / Già piazza Regina Elena”. Questo per il semplice fatto che in tale luogo esiste anche Palazzo Tucci, edificato intorno al 1700 dall’abate don Domenico Colacitti, cugino di Gennaro Maria Tucci, figlio di Caterina Colacitti; palazzo diligentemente restaurato negli anni 80/90 del secolo scorso dal figlio dell’illustre poeta, dottor Domenico Antonio”.
Tale intitolazione potrebbe avvenire il prossimo 23 aprile, giorno della sua morte avvenuta nel 1995. Eloquente il suo epitaffio, datato 30 agosto 1985. “Qui giace il medico poeta Luigi Tucci / che non pretese d’esser Carducci: / però si deve dire, finché visse / forse più strofe che ricette scrisse”.
Ma chi è stato Luigi Tucci? Nato a Catanzaro il 1° gennaio del 1915, primogenito di Gennaro e Ranieri Maria Giuseppina, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo “Galluppi”, traducendo direttamente dal greco in latino la versione d’esame, si iscrive al corso di laurea in Medicina presso l’università di Firenze laureandosi il 7 luglio del 1939. Esercita a Santa Corona Ligure, come ospedaliero, producendo 15 pubblicazioni scientifiche. Nel 1946 ritorna in Calabria per motivi di salute, insieme alla prima moglie Ines Morgante, morta poi prematuramente. Diventa, quindi, Medico Condotto di Petrizzi.
La sua intensa attività letteraria inizia nel 1961 con la stampa del primo libro di poesia in vernacolo calabrese al quale ne seguiranno ben altri 42 in lingua e in dialetto (soprattutto sonetti).
Collabora con giornali e riviste tra cui: Calabria Letteraria, Rassegna Calabrese, Notiziario Ordine dei Medici, Relations Latines, Domenica del Corriere. Alcune sue poesie vengono musicate: “Scienza Agraria e l’amore spaziale” (disco – Edizioni Italo Svizzere, Besozzo, Varese), “U vecchiareddu e u ciucciareddu” (Edizione “Il discobolo”), “A pecuraredda e u cantu d’a jumara” (musica di Luigi Pirrò, altro stimato cittadino di Petrizzi molto amato per i suoi modi gentili e conviviali).
Nel 1990 è stato insignito del cavalierato di Malta per meriti letterari, su proposta del presidente dell’Accademia dei Bronzi, Vincenzo Ursini.
Tra i suoi volumi, si ricordano: “Canti ‘e nu Petrizzotu” (MIT, Corigliano Calabro, 1961), “Salotto paesano” (Convivio Letterario, 1963), “A ciurmedda” (Gabrieli, 1974), “Dove sei?” (scritto in ricordo della seconda moglie Matilde Fera).
Accademico di Merito dell’Accademia dei “500”, Diplome d’Honneur (Relation Latines), Premio Ungaretti 1974, Gran Premio Italia 1975.
Lo scorso luglio, la Pro Loco di Petrizzi e l’Accademia dei Bronzi, per ricordarlo a tutti coloro che lo conobbero, gli hanno intitolato un premio nazionale di poesia del quale, in questi giorni, è stata divulgata la II edizione.