Il 13 Novembre scorso nella sala concerti del Comune di Catanzaro è stato presentato il pamphlet “Il diritto negato. La sanità pubblica in Calabria. Ricordi del passato e una proposta-manifesto per il futuro”, scritto da Lino Puzzonia, medico ospedaliero, già direttore del Dipartimento oncoematologico e direttore sanitario aziendale all’Ao Pugliese-Ciaccio e già direttore generale dell’Ao di Cosenza.
I lavori sono stati aperti dal saluto del sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita che ha ringraziato Puzzonia per questo suo lavoro che ha il merito di porre all’attenzione dell’opinione pubblica il sistema sanitario calabrese e catanzarese a partire dalla costituenda Azienda Dulbecco.
Hanno discusso con l’autore Enzo Bruno, già presidente della Provincia, Nicola Ventura, responsabile “area questione meridionale” ed il preside Dino Vitale, presidente “Gutenberg”.
Enzo Bruno, che ha anche presieduto i lavori, nel suo intervento ha sintetizzato il il libro di Puzzonia partendo dal titolo “il diritto negato”, l’impossibilità, cioè, dei calabresi di usufruire di un sistema sanitario capace di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini. Sulla questione sanità, Bruno ha denunciato il vuoto e l’assenza della politica partendo dalle responsabilità della Giunta regionale, ma anche della sinistra e del Pd. Ventura e Vitale si sono soffermati sulla sanità come principio garantito dalla Costituzione, quindi diritto inviolabile di tutti i cittàdini. Hanno partecipato al dibattito, tra gli altri, Valerio Donato, Luigi Tucci, Enzo Ciconte, Marcello Mussari, Remigio Iacopino ,Elena Bova.
Il volume, dedicato ai calabresi senza diritti, senza alcuna pretesa di essere un libro di storia nella prima parte e un piano sanitario nella seconda, parte dalla constatazione del grossolano divario tra la sanità del Centronord e quella del Sud e, in particolare, della Calabria. Cerca di ricostruirne le cause attribuendole in parte ai calabresi stessi e, in particolare, alla politica calabrese impegnata non sul terreno del buon governo, ma su quello della demagogia e della clientela, più facili da realizzare e spesso con migliori effetti elettoralistici. Si è trattato di una politica priva di una visione di sistema e basata solo su provvedimenti contingenti e privi di respiro. A tutto ciò si è aggiunto il problema dello sviluppo duale del Paese che ha visto la Calabria ripetutamente penalizzata sull’assegnazione delle risorse per lunghi decenni e, infine, letteralmente vessata da oltre un decennio di commissariamento che si è rivelato del tutto inadeguato alle necessità, che ha ingigantito, invece che diminuire, il pesante debito finanziario e che ha peggiorato le capacità operative del Servizio sanitario regionale.
Un capitolo è dedicato alle vicende della Facoltà di Medicina di Catanzaro e ai suoi rapporti con l’Azienda Ospedaliera, lamentando che la recente “fusione a freddo” con la nascita dell’Azienda Dulbecco dovrà vedere un grosso impegno di chi la gestirà per mettere in atto tutti i passaggi propedeutici a una virtuosa integrazione nel rispetto dei prevalenti ruoli di ospedalieri e universitari.
L’ultima parte è dedicata, invece, a una proposta dettagliata di quale dovrebbe essere un “sistema” sanitario in Calabria. La proposta dettaglia appunto, senza ambizioni di pianificazione, il disegno di una rete territoriale, di una “medicina di prossimità” basata sull’assistenza primaria organizzata sulle associazioni dei medici di famiglia che dovrebbero poter disporre di una serie di strutture, le “case di comunità”, nelle quali praticare la specialistica e la diagnostica di primo livello. Ciò consentirebbe a un limitato numero di ospedali, grandi, accoglienti, professionalmente e tecnologicamente avanzati, di fare davvero il proprio mestiere creando gradualmente le condizioni per invertire il fenomeno dell’emigrazione sanitaria che provoca disagi ai cittadini calabresi e compromette le possibilità di ripresa finanziaria della Regione. Il volume è stato inviato a tutti i consiglieri regionali.

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