“Celebrare la Giornata della Memoria non è solo esercizio della memoria degli orrori del passato, non è solo il dovere di trasmettere ai più giovani il valore della costruzione della democrazia e della libertà,  ma è anche la responsabilità di comprendere ed affrontare le dinamiche di odio e violenza presenti nella nostra società e combattere l’indifferenza”. E’ quanto ha affermato il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, con delega alle Libertà civili, intervenendo questa mattina alle celebrazioni della Giornata della Memoria nel campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza. “La memoria – ha detto l’on. Wanda Ferro – insegna che ciascuno può fare sua parte. La nostra responsabilità è nel tenere viva la tensione contro il razzismo, contro le manifestazioni d’odio, contro l’antisemitismo che emerge ancora con molte facce nella nostra società e si manifesta con atti vandalici, con messaggi intimidatori, con insulti, ancor di più nel mondo virtuale. Onorare la memoria della Shoah significa quindi anche contrastare questi comportamenti che feriscono le nostre comunità, significa isolarne i responsabili, e su questo c’è la massima attenzione del Ministero dell’Interno attraverso la puntuale attività di monitoraggio condotta dall’Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori”. “Ferramonti – ha aggiunto il sottosegretario Ferro – è un sacrario della memoria, un luogo che trasmette la responsabilità della testimonianza dell’orrore della Shoah, della vergogna delle leggi razziali, delle persecuzioni, delle deportazioni, della privazione della libertà e della morte. Ma anche un luogo che testimonia la possibilità di ciascuno di accendere una piccola luce di speranza anche negli abissi più profondi della violenza, dell’oppressione, dell’odio. Perché Ferramonti è anche l’umanità e il coraggio di Paolo Salvatori, del  maresciallo Marrari, di tutti coloro che sfidando leggi ingiuste hanno ascoltato la legge della propria coscienza, salvando la vita a migliaia di internati e rendendo meno dolorosa quella che fu pur sempre, non dimentichiamolo, una prigionia. Perché Ferramonti è anche la solidarietà spontanea e naturale dei cittadini di Tarsia, dei contadini dei dintorni, gente estranea alla violenza dei tempi, estranea alla follia del razzismo, che ha saputo esprimere vicinanza e accoglienza agli internati. Grazie a coloro che si sono rifiutati di assecondare il progetto di sterminio, a coloro che hanno protetto le famiglie al momento del passaggio dell’esercito tedesco, e che restano un esempio per ciascuno di noi”. “Dobbiamo essere vigili – ha concluso il sottosegretario Ferro – perché la memoria non sbiadisca, perché all’odio non ci sia assuefazione, perché gli orrori del passato possano ripresentarsi silenziosamente e nell’indifferenza, ancor più in tempi in cui una nuova guerra semina morte e dolore ai confini dell’Europa. Lo dobbiamo alle vittime della Shoah, a chi oggi porta i segni di quelle atrocità, agli uomini e alle donne giusti e coraggiosi che hanno rischiato o sacrificato la propria vita per salvarne altre dall’odio, dalla violenza, dalla persecuzione, e per affermare i valori della libertà e della sacralità della vita umana”.

Indietro