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Il fantastico, in tutte le sue declinazioni, dal fantasy all’horror, è indiscutibilmente uno dei generi più apprezzati, come dimostra il successo di tanto cinema e di tante serie televisive e web orientate in questo senso. Indiscutibilmente, Italo Calvino è stato uno dei pochi autori italiani a percorrerla sistematicamente e con risultati altissimi e di grande godibilità. Edgar Allan Poe invece, più che un’eccezione all’interno della sua realtà culturale, può essere considerato il padre di tanti filoni del fantastico che hanno attraversato prima la letteratura e in seguito il teatro, il cinema e la musica americani e di tutto il mondo. Basti pensare alle infinite suggestioni e rivisitazioni cui ha dato luogo, sia in ambito musicale che cinematografico, una poesia celeberrima come The Raven (Il corvo). Dagli esordi del cinema fantastico, ai b-movies degli anni ’50 e ’60, le trame dello scrittore americano si sono prestate magnificamente alle suggestioni dello spettacolo popolare. La sua stessa esistenza travagliata, l’aura maledetta che lo aveva perseguitato in vita, ha fatto dell’artista una figura iconica della cultura mondiale. Le due storie che si intrecciano nei due monologhi di questo spettacolo – La casa degli alveari di Calvino e Una storia dettata dal cuore di Poe – sono percorse da un filo tematico che le lega: hanno infatti per protagonisti due uomini soli che vivono la loro emarginazione, e il senso di colpa legato a delitti forse veri, forse immaginati, in una dimensione di dilatazione fantastica creata letteralmente dalla parola. Una parola virtuosistica e funambolica che inventa incessantemente atmosfere e situazioni visionarie. La messa in scena parte proprio dalla parola e dalla sua altissima qualità letteraria ed emozionale per rielaborarla, incarnarla e renderla corporea in uno spettacolo che gioca con tutta la gamma dei sentimenti, che emoziona, inquieta e commuove. Partendo dalle due storie, dal filo rosso della solitudine e del senso di colpa che le lega, lo spettacolo si propone però come momento di teatro puro, che adopera tutti gli elementi specifici dello spettacolo teatrale per rendere la dimensione visionaria delle due vicende: accanto, e insieme, alla parola, in scena si dipana una partitura di azioni dell’attore, una partitura sonora, basata su un uso espressivo molto particolare dei suoni naturali, e una partitura cromatica e luministica che sottolinea il crescendo emozionale di atmosfere e situazioni. Sabato 21 Gennaio, ore 21:00 – Teatro del Grillo- Contrada Cafone, Soverato Prevendite disponibili presso ADVICE, CORSO UMBERTO I,100 – Soverato

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