Per Vincenzo Ursini, tornato alla poesia dopo oltre 40 anni (i suoi primi approcci risalgono all’inizio degli anni ’70 con la pubblicazione di alcuni volumi), possiamo ben dire che questo è davvero un momento magico, perché in soli sei mesi ha vinto alcuni dei più prestigiosi concorsi letterari, quali: “La casa rossa” di Cesena, il “Pietro Borgognoni” di Pistoia, l’ “Alessandro Peluso” di Cosenza e il “Festival dei Due Parchi” di Ascoli Piceno.
Il poeta catanzarese – noto anche come editore e presidente dell’Accademia dei Bronzi con la quale organizza il prestigioso premio “Alda Merini” – con una terna di poesie (“Il cuore e le pietre”, “Vieni, Signore” e “Tristezze vagabonde”), ha vinto, ora, la sezione in lingua, intitolata ad Angelo Narducci, del premio “Zirè d’oro”, giunto alla venticinquesima edizione.
Promosso e organizzato dall’«Istituto di Abruzzesistica e dialettologia», presieduto dal giornalista Mario Narducci, il concorso si avvale della collaborazione della rivista di lettere, arti e presenza culturale “Novanta9” e del patrocinio e sostegno della Fondazione Carispaq, della Regione Abruzzo, del Comune e dell’Università dell’Aquila.
Dopo essersi aggiudicato nei giorni scorsi la XIIIesima edizione del “Festival dei Due Parchi” di Ascoli Piceno, la cui premiazione si è svolta il 15 gennaio, Vincenzo Ursini – noto anche come editore e presidente dell’Accademia dei Bronzi”, associazione culturale internazionale che da oltre 40 anni organizza e promuove centinaia di manifestazioni letterarie – ha vinto, ora, questo nuovo importante premio letterario la cui cerimonia conclusiva si terrà a L’Aquila, presso l’Auditorium Ance, il prossimo 20 gennaio, con inizio alle ore 16,00.
Nell’occasione, Sua Ecc. il prefetto, Cinzia Torraco, riceverà la nomina di “personaggio dell’anno”.
La giuria era composta da Gastone Mosci (Presidente), Stefano Pallotta (Presidente Ordine Giornalisti d’Abruzzo), Liliana Biondi, Germana Duca, Marilena Ferrone, Maria Lenti, Goffredo Palmerini, Sergio Pretelli, Mario Narducci, Maria Silvia Reversi e Fabio Maria Serpilli.
Il concorso prevedeva anche una sezione per racconti brevi e una per poesie d’amore, intitolata a “Mariolina Mei”, i cui vincitori saranno resi noti nel corso della cerimonia conclusiva.
I premi, la cui presidenza è stata affidata ad Angelo Taffo, rappresentano per L’Aquila, uno degli avvenimenti letterari più attesi perché riescono a coinvolgere alcuni dei migliori autori italiani.
“Nelle poesie di Vincenzo Ursini – scrive Francesca Misasi – l’amore assume forme e sembianze diverse, sfiora le atmosfere della sua coscienza, affinché ciò che si è amato diventi memoria, diventi calco di ciò che è l’oggi in bene o in male. Le sue sono poesie vissute che svelano una profonda anamnesi esistenziale, una dissezione dolorosa della parte più intima di se stesso, un voler dare le giuste risposte alla sua anima ribelle, assetata di giustizia e pronta a battersi contro le aporie di una società iniqua e statica, un’anima disposta a credere, a difendere e perseguire i propri ideali. Versi forbiti ed espressivi, intrisi di una interiorità sofferta, accompagnano ed acclarano la percezione del suo vivere, del suo firmamento emozionale e riecheggiano le vibrazioni della sua voce che a volte si leva possente ed indefettibile, a volte dolcissima ed euritmica. Poesie in cui l’amore di figlio, si dibatte, come nel carme di Catullo, in quei sentimenti alterni e contrastanti di “Odi et Amo… Nescio, sed fieri sentio et excrucio” (Carme LXXXV), di cui non si conosce la ragione ma che lasciano ferite profonde, laceranti, fratture emozionali e catartiche risanate, alfine, dal rimpianto e dal profondo e ritrovato affetto. Versi in cui il cuore e la ragione si flettono ai sentimenti e deflagrano nel profondo, lasciando il calco di quell’ethos morale che ha segnato l’abbrivio di una condotta di vita esemplare che riverbera nella pienezza di un oggi appagante e sereno”.
“Amo la poesia e provo a scriverla – ha evidenziato il dott. Francesco Brunetti di Chiavari, dopo aver letto il recente volume “Eravamo comunisti: poesie e canzoni di lotta, amore e libertà” – ma, leggendo i versi di Vincenzo Ursini, mi sento di azzardare che una voce poetica così alta e originale debba essere annoverata tra le eccellenze del secondo Novecento. Una forte passione civile, un amore viscerale per una terra amata e amara si riversano in parole scarne, essenziali, illuminanti perché evocative in un contesto di assoluta schiettezza: cosa rara”.
“I premi seri – ha commentato Ursini – in Italia esistono, ma sono pochi. Bisogna solo saperli individuare, tralasciando quelle iniziative che vengono quotidianamente proposte sui social con spot ammiccanti”.

Indietro