Spiazzante. Nessun’altra espressione è più calzante per descrivere il nuovo romanzo di Francesco Pungitore, “Mala tempora! Viaggio a Sud”. Cento pagine di crudo realismo dove il Sud viene raccontato da una giovane aspirante giornalista piemontese che riscopre le sue origini meridionali e, con esse, l’amore-odio per una terra abbandonata a se stessa. Non c’è speranza, non c’è retorica, non c’è un lieto fine. Il Sud muore (di spopolamento, di corruzione, di mafia e di malaffare) perché a qualcuno conviene che sia così. Conviene che il merito sia sottomesso alla raccomandazione, che il lavoro sia ostaggio della burocrazia, che i giovani se ne vadano da quelle “rughe”, da quei vicoli dove solo i vecchi resistono, giocando a carte e ricordando i tempi passati. “Mala tempora!”: la questione meridionale, come non ve l’ha mai raccontata nessuno.
“Questo progetto editoriale – spiega Pungitore – nasce con l’idea di farne un podcast. Non a caso lo definisco un libro parlato e parlante. Andrebbe, cioè, letto ad alta voce perché è quasi un racconto orale. Quanto alla trama, parlo di quella guerra civile che si sta combattendo a Sud: onesti contro corrotti, le persone perbene contro gli opportunisti, il merito contro l’arroganza del clientelismo. La mafia c’è e c’entra pure. Ma è proprio nella zona grigia delle collusioni che sta gran parte del suo potere. Il problema è che questa guerra la stanno vincendo loro, gli altri, i cattivi e non i buoni. E il Sud mestamente muore, nell’indifferenza di tutti”.

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