Riceviamo e pubblichiamo “In questa silloge Leonardo Rossi si rivela interprete dell’indicibile e dell’invisibile, perché dalla frantumazione dei suoi specchi interiori e dall’insieme delle galassie emozionali riesce a ritrovare tracce di speranze nella disperazione e scintille di gioie nella sofferenza. Al di là dell’articolazione della struttura lirica, il poeta ci invita sulla soglia di orizzonti di riflessioni sull’amore e sul mistero delle emozioni. Perché per lui la poesia è acqua lustrale, passaporto di salvezza e purezza”.
È quanto scrive Mario Donato Cosco nel presentare il volume “Variazioni d’amore” di Leonardo Rossi, pubblicato nei giorni scorsi dall’associazione “Nuova Accademia dei Bronzi” presieduta da Vincenzo Ursini.
Giornalista strutturato nel Tg3 Rai-Cultura, Leonardo Rossi ha vinto nei mesi scorsi la X edizione del Premio di Poesia “Alda Merini”, promosso e realizzato dal sodalizio culturale catanzarese, premio al quale partecipano ogni anno centinaia di autori italiani e stranieri con opere inedite in lingua italiana.
«Variazioni d’amore» si articola strutturalmente in tre distinte «Sezioni»: “S’io pensi o sogni” – Amore e Passione; “E ora sulle labbra cerco le labbra” – Amore ed Eros; Dolore d’amore – “Nei tuoi occhi fissi, i minuti, aprivano smisurati abissi”.
“Va segnalata – precisa Cosco, componente di giuria del premio Merini – una peculiarità comune alle tre Sezioni: nessuna lirica ha un titolo proprio. Ma non si tratta di un escamotage o di civetteria letteraria. I singoli componimenti senza titolo suggeriscono nel lettore l’idea di un continuo dialogo interiore del poeta con la sua dimensione amorosa e ad ognuno di essi Rossi consegna un’emozione, un ricordo, un desiderio, una speranza, una voglia, una delusione. Ogni verso, poi, sembra conoscere la corsia preferenziale che conduce al cuore, giardino incantato di policromi fiori di emozioni”.
La prima Sezione della Silloge, «“S’io pensi o sogni” – Amore e Passione» esprime il vitalismo urlato e il piacere parossistico della carnalità. L’amore è vissuto dal poeta come anarchica follia contro la routine della quotidianità e diventa ossessione carnale che ritma i suoi giorni, si fa impudico tra gemme di baci, mentre il culmine del desiderio assume la forma di un’ansa dell’esistenza che si fa ponte tra corpo e sentimento.
Il desiderio sembra inficiare la razionalità, dando origine ad uno scontro titanico tra istinto e ragione. Ma l’amore resta comunque inesauribile fonte di vita, illumina sentieri notturni percorsi dal poeta alla ricerca dell’armonia che nobilita, appunto, la vita. E allora, la poesia si converte in attesa del desiderio di vivere; e anche l’affondare nella carne dell’amata diventa una preghiera per intercedere a favore dell’agognato amore «così profondo / che sappia sol di sogno».
La seconda Sezione “E ora sulle labbra cerco le labbra” Amore ed Eros dispiega un differente registro.
Il poeta è spaventato e atterrito dalla sola possibilità di essere sorpreso da un futuro segnato dalla assenza dell’amata, sua stella polare; teme la sua vita possa restare senza timoniere. Ogni suo sforzo è diretto a rendere sacro il proprio mondo per renderlo degno di essere abitato dall’amore dell’amata. Un semplice sfiorare di ciglia diventa gioco erotico di tale intensità da stroncare l’anima.
L’ultima Sezione della Silloge è dedicata al “Dolore d’amore”: il poeta si arrende al dolore, perché per troppo tempo ha anelato un amore che non è riuscito a trovare. Si duole di aver regalato il suo tempo ad un appuntamento mancato.
“Possiamo ben dire – conclude Cosco – che “la poesia di Rossi è una cornucopia di reminiscenze, di richiami e di rinvii al popoloso mondo della mitologia classica. Numerosissimi sono i personaggi mitologici disseminati tra i suoi versi, che sembrano innervare il contemporaneo. Il suo è un canto d’amore sullo sfondo di una classicità che anima e feconda il nostro oggi. Una ricerca quasi affannosa dei miti e dei riti della classicità per rivitalizzarne il presente amorfo di sentire e povero di tensione.