L’ipotesi del professore Ulderico Nisticò sulla possibile evoluzione fonetica, morfologica e semantica della parola “Nagghijara”

Ninfe, Naiadi, leggende e tesori. Addirittura echi della Magna Graecia, con successive “interferenze” bizantine e normanne. Potrebbe nascondersi tutto questo dietro un toponimo molto particolare: “Santa Nagghijara”. Il sito, certamente misterioso e, a suo modo, “sacro”, si trova a San Vito sullo Ionio, nelle Preserre catanzaresi. La “pietra di Santa Nagghijara”, che si dice nasconda miracolose uova d’oro, ricompensa destinata solo ai veri eroi dal cuore puro e impavido, sarà una delle tappe di “Sonati Vicinu”, il bel festival della musica e dei saperi antichi in programma proprio a San Vito dal 9 al 12 agosto.
Il professore Ulderico Nisticò, storico e grecista, ha analizzato la possibile evoluzione fonetica, morfologica e semantica della parola “Nagghijara”, riportandola al mondo ellenico e al culto delle Naiadi, ninfe delle acque dolci, delle fontane e delle sorgenti, divinità dotate di facoltà guaritrici e profetiche.
Da Naiade a “Naiada”, così declinata all’accusativo nel greco medievale della dominazione bizantina, e cristianizzata in “santa”.
Ma San Vito e tutto il territorio delle Preserre riportano tante tracce di una storia antica e ancora tutta da studiare per come merita. Come nel caso dei Normanni, la cui presenza è testimoniata da resti di dighe, nomi di luoghi e ruderi di torri. Nisticò ne parla con il giornalista Francesco Pungitore in questa nuova puntata di “Pagine di Cultura”.

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