CATANZARO – Una festa della solidarietà che ha dato prova del grande cuore dei catanzaresi. Uno spettacolo di beneficenza, quello organizzato da Unicef Calabria – presieduto dal dottor Giuseppe Raiola – che ha consentito di raccogliere 13.605 euro da destinare alle bambine e ai bambini ucraini, costretti a crescere in fretta davanti agli orrori della guerra che gli ha rubato l’infanzia, distruggendo le proprie case e portando via tante persone care. A tanto ammonta, infatti, l’incasso dello spettacolo “U figghju & Colacino” (con Enzo e Ivan Colacino) che è andato in scena al Teatro Politeama lo scorso 14 aprile ed è stato realizzato grazie anche al prezioso sostegno dei partner che mettendo a disposizione risorse e servizi si sono rivelati sponsor fondamentali per l’organizzazione: il contributo dell’Associazione Acsta&Ste Onlus e del Lions Club Catanzaro Host – che hanno sostenuto i costi del compenso degli artisti in scena – infatti, ha permesso di non intaccare l’incasso ricavato dalla vendita dei biglietti, che sarà interamente destinato alle bambine e ai bambini ucraini. Un sentito ringraziamento va anche alla “Present&Future” per l’organizzazione, al direttore generale della Fondazione Politeama Aldo Costa e il media partner Catanzaroinforma.it. Non appena disponibile, la somma sarà trasferita sul conto corrente del Comitato provinciale Unicef di Catanzaro. “Sono davvero soddisfatto della partecipazione dei nostri concittadini ma anche per come i comitati provinciali Unicef, che non hanno mancare il proprio supporto alle iniziative nazionali e regionali, stanno rispondendo a questa crisi umanitaria – ha dichiarato il presidente Raiola -. La Calabria continua a manifestare una grande generosità, una disponibilità autentica non solo alla raccolta dei beni primari, ma anche alla devoluzione di fondi che sono fondamentali per rispondere alle esigenze scaturite dal perpetrarsi del conflitto che rischia di protrarsi a lungo, a discapito soprattutto dei bambini e delle bambine. Fino a quanto non potranno riprendere il loro percorso di vita tornando nella patria dalla quale sono scappati, abbiamo il dovere di garantirgli un clima sereno nella terra che li ospita ma vuole farli sentire a casa”.