finanzieri del Comando Provinciale di Crotone hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, con cui è stata disposta l’ablazione di beni per un valore complessivo di 16 milioni di euro nei confronti di persone fisiche e giuridiche ritenute – secondo l’impostazione accusatoria – protagoniste di una truffa aggravata perpetrata ai danni dello Stato, consistita nell’aver generato e commercializzato fittizi crediti d’imposta relativi alle spese sostenute per falsi interventi edilizi ricadenti nel regime applicativo del cosiddetto “bonus facciate” introdotto dal “Decreto Rilancio”. Infatti, tale agevolazione fiscale costituisce un incentivo, diretto a persone fisiche e giuridiche anche esercenti attività di impresa, che si sostanzia nel riconoscimento di una detrazione d’imposta pari al 90% delle spese documentate, sostenute negli anni 2020 e 2021 e del 60% delle spese documentate nel 2022, per interventi finalizzati al recupero/restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, senza limiti di spesa e di detrazione. La misura, in prima battuta, riconosce la possibilità di fruire direttamente della detrazione del 90% delle spese sostenute, di cui beneficiare nei dieci anni successivi all’intervento. La norma ha previsto, per i contribuenti che hanno diritto ad usufruire del bonus, la possibilità di optare per due alternative alla fruizione diretta della detrazione: un contributo di pari ammontare alla detrazione spettante, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore che ha effettuato gli interventi (cosiddetto “sconto in fattura”), ovvero, la cessione a terzi del credito corrispondente alla detrazione maturata.
Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Crotone sono partite dagli approfondimenti sulla posizione di una società di capitali con sede dichiarata in Milano ed operante nel settore della costruzione di edifici residenziali che, da preliminari riscontri, è risultata aver ricevuto e ceduto crediti d’imposta per rilevanti importi, maturati in seguito all’esecuzione di lavori di rifacimento facciate di alcuni immobili, falsamente documentati ed in realtà mai avvenuti.
Lo sviluppo delle attività investigative, consistite in mirati sopralluoghi, interrogazioni effettuate alle banche dati in uso alla Guardia di Finanza, nella valorizzazione delle segnalazioni per operazioni sospette, nonché nella dettagliata analisi della documentazione bancaria, ha consentito di delineare, secondo gli inquirenti, un univoco quadro indiziario circa l’operatività artificiosa dell’azienda, la falsità dei crediti d’imposta generati e ceduti, la mancata esecuzione, in tutto o in parte, dei lavori dichiarati.
Più nel dettaglio, lo schema considerato fraudolento sarebbe stato sviluppato proprio avvalendosi della possibilità di fruire dell’agevolazione fiscale mediante il meccanismo dello sconto in fattura e della successiva cessione del credito ad istituti bancari o ad altri intermediari finanziari.
In particolare, la società di capitali utilizzata per la perpetrazione della condotta delittuosa avrebbe, dapprima, attestato falsamente di aver eseguito molteplici lavori di ristrutturazione edilizia esterna, acquisiti mediante l’opzione dello “sconto in fattura”. In seconda battuta, figurando questa come fornitore di lavori che avrebbe praticato gli sconti in fattura, mediante le credenziali di accesso all’apposito portale telematico creato dall’Agenzia delle Entrate ha, sulla base della ricostruzione degli investigatori, provveduto ad accettare le comunicazioni inerenti l’opzione degli sconti, facendo così transitare nel proprio cassetto fiscale i crediti di imposta maturati. Le comunicazioni inserite nella piattaforma informatica sarebbero state conseguentemente qualificate come documenti attestanti operazioni oggettivamente inesistenti. A questo punto, al precipuo fine di rendere più difficoltosa la ricostruzione finanziaria e far disperdere il profitto del reato, i crediti di imposta sarebbero stati ceduti a soggetti terzi (persone fisiche e giuridiche), i quali, a loro volta, li hanno incassati in denaro liquido presso gli intermediari finanziari interessati.
Per tali ragioni, il sostituto procuratore titolare delle indagini, con proprio provvedimento emesso d’urgenza, ha disposto il sequestro di quote societarie, compendi aziendali, disponibilità finanziarie, nonché il blocco sul portale dell’Agenzia delle Entrate dei crediti compensabili nei rispettivi cassetti fiscali, riconducibili a 7 imprese (con sede due a Milano, due in provincia di Crotone, una in provincia di Modena, una in provincia di Vibo Valentia ed una a Catanzaro) e 8 soggetti (due originari di Crotone, uno della provincia di Milano, due della provincia di Siracusa, uno di Catanzaro, uno di Napoli ed uno di Modena) risultati cedenti e cessionarie dei fittizi crediti di imposta, per un importo complessivo pari a circa 16 milioni di euro.

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