“La prima Italia, il futuro ha un sapore antico” è il titolo della proposta progettuale presentata al Ministero della cultura dal Comune di Squillace, elaborata unitamente al piccolo borgo di Cenadi, nell’ambito di un bando finalizzato alla rigenerazione dei borghi storici. La cultura, quale bene prezioso per l’identità e per un nuovo sviluppo sociale ed economico dei territori, è una sfida che i due comuni hanno inteso affrontare facendo leva sulle comuni origini della prima Italia e sulla valorizzazione di una civiltà, fortemente innovativa, sviluppatosi nei secoli scorsi proprio nell’istmo Squillace-Lamezia. Il progetto punta ad aumentare e destagionalizzare i flussi turistici e creare nuove opportunità lavorative, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei diversi attori, pubblici-privati operati nei rispettivi comuni. L’elaborazione del progetto è stata direttamente curata dall’assessore alla programmazione e turismo, il sociologo Franco Caccia, unitamente al team dello sportello Europa operante a Squillace. «Questo bando – afferma l’assessore Caccia – ci ha dato la possibilità di assegnare la giusta centralità a dimensioni finora trascurate dalle politiche pubbliche di sviluppo, come l’identità e le radici storiche, la coesione e la progettualità di comunità. A tale scopo al centro dei paesi di Squillace di Cenadi s’interverrà su due palazzi di proprietà comunali per attrezzarli quali sedi polifunzionali ed in cui far incontrare e dialogare persone, istituzioni, imprese, giovani in modo da stimolare nuove forme di apprendimento e di cooperazione. Se penso alla vivacità di iniziative, sociali ed economiche, che hanno visto la comunità squillacese protagonista nel corso dei decenni, cresce la convinzione di dover intervenire per recuperare quel patrimonio e metterlo al servizio di uno sviluppo sostenibile del territorio». E’ prevista un’azione di valorizzazione dei beni storici, con eventi differenziati, in particolare nel Castello, la creazione di musei multimediali dedicati alla prima Italia, alle ceramiche artistiche, alla cultura contadina ed alla creatività popolare. Tra le iniziative del progetto anche l’allestimento di aree per il co-working (lavoro condiviso) e si vuole proporre Squillace e Cenadi quali luoghi idonei per il south-working. Il periodo della pandemia ha permesso di scoprire l’utilità di forme di lavoro agile che consentono di svolgere le mansioni professionali anche da luoghi diversi da quelli tradizionali o dalla città in cui ha sede l’organizzazione di appartenenza. Un modo nuovo di lavorare che, visti i benefici per i lavoratori e per gli stessi datori di lavoro, è destinata a crescere nei prossimi anni e quindi a creare una nuova domanda. La possibilità di intercettare questa domanda emergente consentirà di arricchire le presenze nei borghi ed incentivare opportunità sociali ed economiche per i territori. Un’opportunità possibile, tuttavia, nella misura in cui si creeranno competenze e sinergie organizzative per la giusta accoglienza di questa tipologia di lavoratori-turisti. Il progetto prevede inoltre la presenza di un incubatore per lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali, allo scopo di supportare la nascita di imprese nel territorio di Squillace e di Cenadi. «Per ottenere il rilancio delle nostre comunità – rimarca Franco Caccia – oltre a riscoprire il piacere di condividere degli obiettivi di futuro, c’è bisogno di rafforzare alleanze. In quest’ottica il progetto ha previsto un’ampia rete di partner, locali e nazionali, costituita dalle seguenti organizzazioni: Università Magna Grecia di Catanzaro-Dipartimento di Economia-Sociologia-Giurisprudenza; Gal Serre Calabresi; Banca Credito Cooperativo di Montepaone; l’Ass.ne italiana Città della Ceramica; la testata giornalistica Calabria.live; la rete Iter-Iard; l’APS-South-working; Istituti scolastici statali di Squillace e di Chiaravalle; Calabriando Asd; i giardini di Hera».
Carmela Commodaro

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