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CATANZARO, – “La Cgil ha sempre messo la centralità del lavoro e del diritto al lavoro. In tal senso la vera lotta contro la mafia, la ‘ndrangheta, la malavita organizzata parte proprio dal fatto di garantire il diritto al lavoro delle persone come elemento di autonomia, libertà e anche di costruzione di un pensiero libero che non sia condizionato da altre cose. È chiaro che la Cgil è al fianco di chi si batte per la legalità in questo Paese”. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale Cgil a Lamezia Terme ad un incontro con il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri sul tema “Il lavoro parte civile”.
    “Del resto, credo che i nostri comportamenti – ha aggiunto Landini – siano molto chiari, compresa la scelta che abbiamo fatto di essere soggetti attivi anche dentro i processi. Vorrei ricordare che far applicare la Costituzione e dire che il lavoro è il fondamento della nostra democrazia significa garantire che questo diritto sia certo come condizione per combattere la malavita organizzata. In più siccome siamo di fronte al fatto che nei prossimi sei anni la quantità di investimenti che il nostro Paese ha a disposizione non ha precedenti, è evidente che dobbiamo alzare tutte le barriere possibili affinché siano respinti infiltrazioni e tentativi della malavita di accaparrarsi una parte di queste risorse, cosa che mi sembra un problema aperto”.
    “Sono in atto, adesso – ha sostenuto il Procuratore Gratteri – una leggera ripresa economica ed una leggera riapertura. C’è bisogno di manodopera. Bisogna però stare attenti a non soffocare le imprese, che, a loro volta, non devono soffocare gli operai”. In materia di inasprimento delle pene per incidenti sul lavoro, Gratteri ha sostenuto “non so cosa vuol dire pene più severe quando si parla di incidenti sul lavoro. Bisogna tornare ancora sul tema dell’improcedibilità e poi parlare.
    Semmai, ai fini della sicurezza sul lavoro, servono maggiori controlli, più ispettori e più investimenti sulla prevenzione.
    Inasprire o meno le pene cambia poco. Così come scrivere un anno in più o un anno in meno in una sentenza. Non è un deterrente per chi controlla appalti e sub appalti e prestazioni d’opera gestendo decine e a volte centinaia di operai”. (ANSA).

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