Si è svolta a Lamezia Terme, lo scorso 23 settembre, una giornata di formazione per le Forze dell’Ordine, a Lamezia Terme, nell’ambito del progetto “Gap 2017”. L’intervento è stato approvato dall’Asp di Catanzaro sulla base del decreto della Regione Calabria, Settore 9, che prevedeva la predisposizione di un piano aziendale per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, Gap appunto, con specifiche azioni nei settori della prevenzione, diagnosi, cura e recupero. La stessa Asp ha coinvolto i servizi pubblici, il privato sociale accreditato e il volontariato: il SerD di Catanzaro con le sub-articolazioni di Soverato e Lamezia, le Comunità Terapeutiche accreditate (Centro Calabrese di Solidarietà; Progetto Sud e Malgrado Tutto), la Cooperativa Sociale Zarapoti – Servizio accreditato di “Unità di Strada”, l’Unità Operativa Linea Verde Droga. Tra le attività previste dal progetto vi è la formazione diretta ai vari attori che per le proprie competenze e specificità agiscono nell’ambito del gioco, come le Forze dell’Ordine, con l’opportunità di acquisire conoscenze specifiche sul gioco d’azzardo, sul disturbo da gioco d’azzardo, sui modelli di intervento, sugli aspetti sociali, economici, legali ed illegali del gioco. Ampia la partecipazione dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine e degli operatori delle comunità terapeutiche, che al termine hanno conseguito l’attestato. Per i saluti introduttivi sono intervenute Rosina Manfredi, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze dell’Asp, che ha parlato di sensibilizzazione e azione di contrasto consapevole, poiché non bastano gli interventi di controllo e di repressione, ma è necessario che si intervenga attraverso la formazione e la prevenzione; e Annamaria Bruni, responsabile Formazione Asp, che ha definito il progetto “Gap 2017” importante e indicativo dell’attenzione dell’Asp sul fenomeno del disturbo da gioco d’azzardo. L’ambasciatore della cultura italiana in Canada Frank Pullia ha parlato del fenomeno dipendenze da un punto di vista nordamericano. La presentazione del progetto è stata fatta da Maria Giulia Audino, direttore dei Ser.D aziendali e referente scientifico dello stesso intervento, la quale ha messo in chiaro che l’obiettivo è quello di dare una risposta ai pazienti, formando una linea guida. «Il Gap – ha detto – è una malattia che è stata inserita nei Lea e che porta a conseguenze fisiche, psichiche e sociali. In Italia i giocatori patologici sono oltre 800 mila. Ben 12.300 sono in carico ai Servizi per Gap. Durante la pandemia e il lockdown vi è stato un aumento del gioco online soprattutto da parte dei ragazzi». Audino ha concluso proponendo l’istituzione di una rete multiprofessionale sulla materia. Sugli aspetti generali e i modelli di intervento sul disturbo da gioco d’azzardo si è soffermata Mariarita Notaro, psicologa, coordinatrice del gruppo di lavoro e monitoraggio del progetto, la quale ha posto l’accento sul fatto che nel “recovery plan” vi è maggiore attenzione al settore delle dipendenze. Ha poi parlato dell’evoluzione del gioco d’azzardo, con tempi maggiori in cui si gioca (grazie alla tecnologia, praticamente ogni minuto). «L’Italia – ha sottolineato – è fra i primi Paesi al mondo in cui è diffuso il gioco, con scommesse da capogiro e purtroppo con il ricorso all’usura, e con molte donne giocatrici di tutte le età e livello culturale. Per cui il nostro progetto costituisce uno dei modelli di intervento di contrasto e si pone come strumento per fare rete». Gli aspetti economici e legali del gioco d’azzardo sono stati trattati dall’avvocato Arturo Bova, già presidente della commissione regionale antindrangheta. Bova è stato l’autore della legge regionale contro la criminalità organizzata, che all’articolo 16 prevede significativi interventi per la prevenzione dell’usura connessa al gioco d’azzardo patologico. «Se questa mia legge – ha precisato Bova – venisse attuata, sarebbe un ottimo punto di partenza. Le leggi in atto purtroppo sono molto permissive e grande è l’interesse della criminalità nel settore». Il tenente colonnello Luca Pirrera, comandante del Gruppo di Lamezia Terme della Guardia di Finanza, e il maggiore Christian Bruscia, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Lamezia T., hanno trattato il tema “Gioco d’azzardo tra illegalità e criminalità”. Pirrera ha messo in risalto la necessità di creare una cultura della legalità già da bambini, con interventi nelle scuole come quelli che già svolgono le forze dell’ordine; e, dopo essersi soffermato sulle leggi in materia, ha parlato dell’impegno della Guardia di Finanza nella tutela del Monopolio statale («colpiamo i fenomeni di abusivismo e tuteliamo l’imposizione fiscale sui giochi legali, ma miriamo anche alla tutela dei consumatori: notiamo spesso che chi delinque è anche malato di gioco»). Bruscia ha evidenziato le conseguenze socio-criminali cui vanno incontro i ludopatici, parlando dei casi di violenza di genere, i maltrattamenti in famiglia, ecc. che vedono spesso come protagonisti i giocatori d’azzardo; oppure i casi di ragazzini che poter recuperare soldi da destinare al gioco finiscono per rubare o commettere altri gravi reati. Il gioco d’azzardo in Calabria è stato illustrato, infine, da Roberto Gatto, responsabile dell’area dipendenze della comunità Progetto Sud, che ha snocciolato i dati regionali: in Calabria vengono giocati un miliardo e 800 milioni di euro in un anno; in provincia di Catanzaro, 307 milioni di euro. Ha poi indicato gli ambiti di intervento per contrastare il fenomeno facendo una serie di proposte sulle regole da seguire riguardo ai luoghi di maggiore aggregazione, agli orari di apertura delle sale da gioco, sul divieto alla pubblicità, sulle iniziative informative e gli incentivi ai locali “no slot”. Sul sistema di cura previsto nei Lea, Gatto ha reso noto che «lo Stato ha riconosciuto un diritto alla cura delle persone afflitte dalla patologia del gioco, ma in Calabria attualmente questo non viene garantito, se non solamente tramite i Serd e con progetti specifici, come quello che stiamo portando avanti noi». Nutrito il dibattito che ne è seguito, con la partecipazione degli operatori delle comunità e del progetto, oltre che con i relatori, da cui sono scaturite interessanti proposte specie – riprendendo l’input dato in apertura dalla direttrice dei Serd aziendali M. Giulia Audino – riguardo all’auspicata collaborazione tra Serd, Forze dell’Ordine, operatori del privato sociale, per la costituzione di una rete di intervento tesa alla prevenzione.

Carmela Commodaro

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