“La pronuncia con cui la Consulta ha dichiarato la parziale incostituzionalità del Decreto Calabria bis conferma che lo strumento del commissariamento, così come disposto dal provvedimento, non sarebbe stato in alcun modo risolutivo delle criticità della sanità nella nostra regione. Un decreto legge, sia nella prima versione che in quella successiva, a cui non ho voluto esprimere il mio voto positivo, perché assolutamente in disaccordo con un’impostazione non coerente con i principi di sussidiarietà e di tutela delle autonomie locali”. Lo afferma, in una dichiarazione, la senatrice Silvia Vono, di Italia Viva. “I giudici – prosegue Vono – hanno riconosciuto i limiti palesi di un provvedimento che, di fatto, ha creato ulteriori discriminazioni a discapito del territorio, laddove non si è previsto che la struttura di supporto del commissario ad acta dovesse essere formata direttamente dallo Stato con personale esterno qualificato. Così come, la Corte ha ritenuto incostituzionale l’imposizione alla Regione di un contingente “minimo” di 25 unità di personale dello stesso ente. Inoltre, la stessa Consulta ha bocciato il decreto Calabria bis nella parte in cui non prevedeva, in alternativa alle facoltà previste dal Commissario ad acta, anche la possibilità per la Regione Calabria di predisporre un nuovo piano di rientro che avrebbe potuto essere approvato dal Consiglio dei ministri”. “Restituire dignità, autonomia e pieni poteri alla Calabria – conclude Vono – deve essere il primo passo verso una seria presa di coscienza su questo problema e per consentire alla Regione di uscire da un commissariamento decennale che niente ha prodotto per la nostra sanità”. (ANSA).

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