Per il Sud e per la Calabria, sull’importanza dell’agricoltura e quindi sulla giusta rivendicazione delle risorse che alimentano il PSR, come Cia-Agricoltori Italiani della Calabria, siamo solidali e diamo il pieno sostegno all’azione che l’assessore all’agricoltura Gallo sta portando avanti unitamente agli assessori di sei regioni (Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Campania a cui si è aggiunta anche l’Umbria) per evitare un’ingiusta ripartizione dei fondi del PSR 2021-2022 e che è sfociata nella conferenza stampa dell’altro ieri convocata a Roma, nella sala Caduti di Nassirya del Senato.
Non accettiamo che le regole di ripartizione vengano cambiate in corso d’opera, sapendo che saranno disponibili per una programmazione (2014-2020) che per gli effetti devastanti della pandemia da Covid-19 è stata prolungata per ulteriori due anni, passando dal criterio che tiene conto della “storicità” ad un altro che terrebbe conto della “competitività”. Ma come si può parlare di competitività se la locomotiva dell’Italia, cioè il Sud, non riceve le risorse necessarie per il suo sviluppo e per lo sviluppo di tutta l’economia nazionale, proprio per il comparto, fondamentale e strategico quale è quello dell’agricoltura e del suo indotto.
Nella citata conferenza stampa, gli assessori all’agricoltura delle sei regioni hanno evidenziato come “la decisione del Ministero dell’Agricoltura ignora persino le indicazioni della Commissione europea, per sostenere invece scelte che non tengono in alcun conto un’analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, ignorando non solo le tematiche legate alla quota di cofinanziamento, ma anche che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac, ovvero i cosiddetti pagamenti diretti”.
Siamo anche noi disponibili alla discussione, non ci sottraiamo affatto al dialogo, siamo pronti a discutere su nuovi meccanismi che superino il criterio della storicità per la nuova programmazione che dovrà partire nel 2023, ma non siamo accettiamo colpi di spugna che depotenziano il periodo di transizione 2021-2022, che si tradurrebbe in una vera mortificazione per regioni economicamente svantaggiate che si troverebbero private dei fondi necessari, anche per previsione comunitaria, a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé economicamente meglio attrezzate.
Condividiamo, infine, la proposta lanciata dai menzionati assessori al Ministro Patuanelli e al Governo, di “insediare un tavolo tecnico cui demandare la definizione – entro 60 giorni – dei parametri da applicare a far data dal 2023, con l’individuazione di criteri coerenti allo spirito ed alle finalità del Psr.”
Se la proposta sarà accettata, noi la sosterremo, convinti come siamo della giustezza dello slogan che anima la battaglia che si sta conducendo: Se cresce il Sud, cresce l’Italia.

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