Riceviamo e pubblichiamo. Quando ti dicono che della tua famiglia sei l’unica ad essere positiva al Covid, il mondo ti crolla addosso, ti manca il respiro e le gambe non riescono a reggerti più.
Certo stai male perché pensi di averlo contratto in quanto non sei stata attenta e irresponsabile e di aver contagiato persone innocenti e senza colpe. Questo è indubbiamente il primo pensiero, e poi quando devi prendere la decisione per il bene di tutti di isolarti dal calore della tua famiglia, lì comincia la battaglia e pensi al fatto che non puoi mangiare con loro, che non puoi accudirli, che non puoi abbracciarli e baciarli.
Il passare poi dal non avere sintomi e poi averli ti fa aumentare la preoccupazione e la consapevolezza che è in circolo nel tuo corpo e non ti dà più pace:
arriva la tosse, senti tanto freddo e la febbre si alza, il dolore delle gambe è così forte che non riesci ad alzarti, cominci a non mangiare e a non sentire i sapori, ad avere mal di pancia e senti dunque che ormai il virus è dentro di te, che ti sta devastando e ha il pieno potere su di te. Si aggiunge l’ansia, misuri la saturazione ogni 10 minuti, perché pensi di poter peggiorare da un momento all’altro e in tutto questo sai di essere da sola in una stanza, tu e lui.
E da cristiano ti aggrappi alla fede e alla speranza che il buon Dio non ti abbandonerà, ma che ad ogni modo sarà fatta la sua volontà.
Ora sono qui a raccontare questa brutta esperienza che mai dimenticherò, ma mi ha insegnato tanto e ci tengo in particolare modo a puntualizzare che se l’amica della cugina della tua vicina ha contratto il Covid, non vuol dire che anche tu l’hai preso. Basta creare allarmismi inutili!
Quindi fai un respiro perché se dovesse decidere che sarai un suo prossimo bersaglio di sicuro non te lo manda a dire.
L’importante è che tu rispetti le dovute precauzioni: una buona mascherina e distanza. Io l’avrei potuto evitare e non l’ho fatto.
Grazie a tutti e in particolare a mio marito, alla mia famiglia ai miei genitori, alle mie sorelle, ai miei cari amici, al mio dottore, ma soprattutto grazie a Dio.
Deborah Maida