“L’inchiesta della Procura di Catanzaro che ha portato all’arresto del presidente del Consiglio regionale, Mimmo Tallini, deve aprire una riflessione politica, e prima ancora morale ed etica, anche sul destino amministrativo di una città che si è svegliata schiaffeggiata dalla potenza di una realtà svelata dalla magistratura, ma vissuta sulla pelle da chi da anni denuncia le connivenze e la criminalità organizzata. Donne e uomini perbene e onesti che hanno cercato di costruire una ‘visione’, da realizzare sulla base di idee e programmi, per cambiare il futuro di una comunità che voleva riconquistare una propria identità culturale e sociale declinata al positivo. E che invece si sono scontrati con il sistema radicato delle connivenze e degli interessi, impostato sull’auto-conservazione attraverso le briciole e degli spiccioli, capace di sfruttare il bisogno di pane e lavoro e di premiare amici e sottoposti, in barba al merito e alle competenze”. E’ quanto afferma il consigliere regionale Libero Notarangelo (Pd), in merito alla inchiesta della Procura denominata “Farmabusiness” che ha portato all’arresto del presidente del consiglio regionale, Tallini. “Non voglio esprimermi sul versante giudiziario, il presidente Tallini si difenderà nel corso del processo, come è suo diritto – afferma Notarangelo -. Ma dal punto politico è scontato affermare che vanno prese le distanze da un sistema che per decenni ha “bloccato” l’amministrazione comunale di Catanzaro, drogando i rapporti con la Pubblica amministrazione e quindi danneggiando la gestione della cosa pubblica che dovrebbe essere esercitata in nome e per conto degli interessi della comunità, e non i propri, o peggio ancora per le consorterie criminali. E’ proprio sulla parola ‘sistema’ che dobbiamo concentrarci: non saranno gli arresti o la condanna del singolo che potranno sovvertire la concezione radicata elevata a ‘normalità’, vale a dire che è giusto rivolgersi al politico di turno per vedere riconosciuto come favore quello che di fatto è diritto, e svendere il proprio voto in cambio di un lavoro in un call center a pochi euro all’ora. Troppo facile per chi ha governato con i voti raggranellati e moltiplicati grazie a questo sistema di connivenza consolidato – afferma ancora il consigliere regionale del Pd – prendere le distanze da Tallini e company: il centrodestra nel suo complesso, con il sindaco Abramo che grazie al presidente del consiglio in carica, ha stravinto, dove era? Non c’era? E se c’era dormiva? O forse sono preferenze scivolate nell’urna a sostegno della elezione del sindaco del ventennio a sua insaputa? Insomma, siamo al negazionismo elettorale, dopo quello dei no mask. L’inchiesta della Procura che ha portato all’arresto del presidente del Consiglio regionale non può non avere ricadute del Comune di Catanzaro per una serie di motivi: perché i benefici del “sistema” di favori e connivenze hanno avuto in maniera inevitabile ricadute anche sulle elezioni del 2017, come scrive la Procura; perché Tallini condizionava gli equilibri interni alla coalizione di centrodestra anche da Palazzo Campanella, il che significa che spesso aveva l’ultima parola su decisioni strategiche. I consiglieri di Forza Italia, partito di cui Tallini era coordinatore provinciale e vice regionale, intendono sostenere un sindaco che ha preso le distanze dal loro leader in malo modo? O pensano già di rimescolare le carte, puntare su nuove alleanze per reggere l’urto e rimettersi in carreggiata viaggiando sereni verso nuove alleanze elettorali? Un consiglio spassionato da un ex consigliere comunale che ha avuto il coraggio di farlo – conclude Notarangelo -: dimettetevi tutti, restituite la parola ai catanzaresi che hanno il diritto di riconquistare la propria dignità calpestata, di scegliere amministratori che siano in grado di costruire una città vivibile, finalmente in maniera libera da condizionamenti”.

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