Sono stati comunicati dall’Arpacal i risultati del monitoraggio dell’aria dopo il grosso incendio del 5 ottobre scorso che ha interessato un deposito di rifiuti differenziati a Squillace, in località Fiasco Baldaya. «Mentre è in fase di definizione l’organizzazione di un nucleo di emergenza ambientale costituito da tecnici della nostra agenzia, su input dell’assessore regionale all’ambiente Sergio de Caprio, è in situazioni come quella vissuta a Squillace, ma anche in altre emergenze più o meno contemporanee, che la gestione coordinata delle emergenze diventa elemento strategico per il sistema degli enti preposti alla tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Il coordinamento tra essi è l’unica strada che può permetterci di fronteggiare adeguatamente ogni tipo di emergenza».E’ quanto commenta il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, alla notizia dell’invio al sindaco di Squillace Pasquale Muccari, della relazione intermedia sulla qualità dell’aria misurata nell’immediatezza dei fatti e nei giorni successivi all’incendio.La prima valutazione a cui è giunto il Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal, diretto da Francesco Nicolace, nella relazione intermedia inviata questa mattina al primo cittadino di Squillace, sarebbe che, in occasione dell’incendio, sia stata la direzione del vento, che ha “guidato” i fumi di combustione al largo del mare Jonio, ad evitare una ricaduta importante al suolo degli inquinanti. I dati contenuti dei giorni successivi, con alcuni parametri addirittura inferiori al limite di rilevabilità del metodo, ne sarebbero infatti la dimostrazione. Solo a conclusione delle analisi sui terreni, di cui si attendono i referti finali, sarà comunque possibile un giudizio complessivo sull’evento. «Il primo campionamento – spiegano i tecnici Arpacal che sono intervenuti, Annalisa Morabito e Francesco Iuliano – è stato effettuato con l’incendio in corso, in modo esclusivo al fine di valutare più adeguatamente la ricaduta dei probabili prodotti di combustione dell’incendio e per dare modo all’ASP competente, e a tutte le autorità locali, di svolgere le loro valutazioni in materia di salute pubblica». Il secondo intervento, mercoledì 7 ottobre, è stato eseguito presso la scuola media di Squillace Lido per avviare un nuovo monitoraggio e valutare la ricaduta dei fumi all’interno della zona abitata. Il campionamento ha avuto inizio alle ore 11,40 e si è concluso alla stessa ora del giorno dopo. I risultati del monitoraggio dell’aria vanno letti da una doppia prospettiva. Se, infatti, per il primo monitoraggio, ad incendio in corso, i risultati “evidenziano una concentrazione importante di IPA (idrocarburo policiclico aromatico) nei fumi prelevati”, i risultati del secondo campionamento, effettuato nel centro abitato di Squillace Lido, all’interno del piazzale della scuola media, evidenziano valori di concentrazione molto più contenuti.Al fine di meglio comprendere, i tecnici del Servizio Aria del Dipartimento Arpacal di Catanzaro, diretto da Francesco Italiano, precisano che “che in base al D.lgs. 155/2010 l’Idrocarburo policiclico aromatico (IPA) normato è il benzo(a)pirene, per il quale è stabilito il valore obiettivo di 1 ng/m3 riferito al tenore totale presente nella frazione di PM10 del materiale particolato e calcolato come media su un anno civile”. Ecco i risultati ottenuti per il Benzo(a)pirene ed alcuni IPA nei due campionamenti effettuati. «Nei giorni 5, 6 e 7 ottobre – sottolineano i tecnici Arpacal nella relazione inviata oggi al sindaco di Squillace – la colonna di fumo si è diretta verso il mare per effetto del vento che in quei giorni e per quel punto ben preciso, ha soffiato verso est.Per cui, la massima ricaduta degli inquinanti prodotti dalla combustione durante l’incendio ha interessato la zona di mare sottomessa alla direzione del vento. La concentrazione di PCB (Policlorobifenili), per entrambi i campionamenti, è risultata inferiore al limite di rilevabilità del metodo».
Carmela Commodaro