Da oltre 15 anni il Nord continua a prendere più soldi per i suoi Ospedali.
E nell’2020 non è andata diversamente, dal momento che il riparto del fondo sanitario nazionale ha seguito lo stesso spartito di sempre.
Così su 113,3 di dotazione complessiva, alla Puglia, 4,1 milioni di abitanti sono stati riservati 7,49 miliardi mentre all’Emilia Romagna con 4,4 milioni. 8,44 miliardi, quasi un milardo in più nonostante una popolazione quasi identica.
E se si considera il Veneto con i suoi 4,9 milioni di abitanti, la sproporzione resta, visto che la Regione governata da Zaia incassa 9,2 miliardi, quasi due in più rispetto alla Regione guidata da Emiliano.
Considerando la spesa pro capite, ne discende che per curare un cittadino pugliese lo Stato spende 1826 euro contro 1918 riservati ad un emiliano e 1877 per un veneto.
La Campania avrà 10,6 miliardi, 1827 euro per ciascuno dei suoi 5,8 milioni di residenti che possono fare affidamento su 42 mila operatori sanitari impiegati a tempo indeterminato; la Calabria 3,6 miliardi e 1800 euro per cittadino (ha quasi due milioni di abitanti); Gurdando al nord alla Lombardia e al Piemonte andranno rispettivamente 18,8 miliardi ( 1880 euro pro capite per i 10 milioni di residenti curati da 95 mila tra medici e infermieri) e 8,33 miliardi ( 4,35 milioni di abitanti circa 1935 euro per residente. E uno staff sanitario di 53 mila persone).
Dal 2012 al 2017 , poi, Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana hanno visto aumentare la loro quota del fondo del 2,36%, ricevendo quindi dallo Stato poco meno di un miliardo in più (944 milioni), rispetto ad Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Campania e Calabria per le quali l’aumento è stato pari soltanto dell’ 1,75%.
La Riforma penalizza il Mezzogiorno le Regioni del Sud potrebbero trovarsi con minori trasferimenti da parte dello Stato.
Come mostra una Simulazione del Comitato Lea, organo del Ministero della Salute; solo 11 Regioni su 21 risultano essere adempienti, quindi sarebbero promosse e le ‘inadempienti’, sono quasi tutte del Sud, ovvero Campania, Calabria, Molise, Basilicata, Sicilia, Lazio, Sardegna.
Ad ottenere la promozione sarebbero soltanto Puglia e Abruzzo.
Superare l’esame con la ‘sufficienza’ vuol dire poter contare su una premialità del 3% nel riparto del fondo sanitario, al netto delle entrate proprie, che per le Regioni del Sud equivale ad un miliardo di euro.
Lo scippo al Sud sulla base della spesa storica rischia di contiunuare sulla ripartizione tra le Regioni dei fondi del Meccanismo Europeo di stabilità, stando alla bozza che secondo quanto si è raccontato, sarebbe servita per ingolosire i governatori del Veneto e Lombardia, provati dall’emergenza Covid – 19, spingendoli a far pressione alla Lega e a scioglierne le resistenze.
Alla Lombardia e al Veneto andrebbero oltre 9 dei 37 miliardi riservati all’Italia, un quarto di tutta la torta; Il 16,64% alla prima, l’8,14 alla seconda.
In particolare alla Lombardia, che prima del Covid era considerata un’eccellenza sanitaria nazionale, andrebbero 6 miliardi e 158 milioni; più risorse di quanto nè spenderebbero la Puglia, la Calabria, Basilicata, Marche, Umbria e Molise messe insieme.
Felice Caristo
Sellia Marina