SQUILLACE – Stasera a Squillace Lido si svolgerà l’incontro voluto dal parroco padre Piero Puglisi per illustrare il progetto relativo alla realizzazione del nuovo complesso parrocchiale di “San Nicola Vescovo”, che preve anche l’edificazione di una nuova chiesa. Intanto, il sindaco Pasquale Muccari si è rivolto al sacerdote e alla comunità per sostenere le ragioni dell’amministrazione comunale contraria alla volumetria prevista per la chiesa di circa 5 mila metri cubi, che, sempre secondo il sindaco, sarebbe impattante per la zona. «Agli inizi degli anni 70 – racconta Muccari – l’amministrazione comunale guidata da Guido Rhodio ha concesso alla Curia vescovile un’area di circa 4 mila metri quadri per la realizzazione di un’opera di culto. Ed è stata realizzata grazie anche all’impegno dei frati minori conventuali la chiesa di San Nicola vescovo, con annessa canonica e convento. Il progettista era un valente professionista di Squillace, profondo conoscitore del territorio. Quella chiesa è stata realizzata quando ancora Squillace Lido non era tutta urbanizzata e intorno alla chiesa vi erano solo agrumeti. In epoca successiva è sorta la scuola media e la scuola elementare; poi tutto si è antropizzato». Muccari aggiunge che «sorge ora la necessità di pensare ad un nuovo impianto, una nuova opera di culto, problematica alla quale questa amministrazione è sensibile e non si sottrae. È proprio per soddisfare questa esigenza e questi sentimenti della comunità parrocchiale che nel marzo 2016 il consiglio comunale da me guidato autorizzava un progetto per una volumetria di 2 mila metri cubi, quindi il doppio di quella esistente. Un progetto, quello del 2016, che si armonizzava con la superficie del lotto, si inseriva bene nel contesto generale e incarnava il genius loci». «Dal 2016 – sostiene il sindaco – l’inerzia più completa, il silenzio, così come silenzio per tutto il primo anno di questa mia terza consiliatura. Il committente padre Piero presenta oggi un progetto senza la minima concertazione, mentre le linee guida Cei mettono alla base delle nuove opere la concertazione con le amministrazioni. Questo non è stato fatto: senza il minimo confronto, ignorando completamente questa istituzione che rappresenta e difende interessi generali». C’è, in pratica, il problema della volumetria. Lo sottolinea Muccari quando afferma che «si tratta di quasi 5 mila metri cubi di costruito che io giudico impattante e devastante, cinque volte l’attuale chiesa. Cinque mila metri cubi che dovrebbero ospitare oltre 400 fedeli con soli 13 posti auto, parte dei quali riservati a disabili. Un’opera che risponde solo alle condizioni imposte dalla Cei, ma non concertate, tant’è che l’architetto Di Taranto, del gruppo dei progettisti, dello studio Ave Maria, che lavora per la Cei, mi ha detto che questo è un vulnus grave e mi ha chiesto scusa, aggiungendo che le mie preoccupazioni sono legittime». Muccari conclude così il suo appello: «Si tratta di una progettazione studiata altrove e calata a Squillace Lido come un corpo estraneo in quel fazzoletto di terra, in un’area già antropizzata che non si sposa con il contesto. Quali sono gli spazi per un sano e democratico confronto se si sostiene che la Cei ha avocato a sé il progetto? Quindi, o quello o niente. Ciò è inaccettabile. La prativa avrà la sua istruttoria e ogni consigliere secondo la propria coscienza si esprimerà senza condizionamenti».
Carmela Commodaro