CATANZARO – «Realizzare anche in Calabria un piccolo ‘Spallanzani’, un centro ospedaliero destinato unicamente alla diagnosi e alla cura delle malattie infettive». E’ quanto afferma il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che spiega: «Per molto tempo saremo costretti a convivere con il coronavirus, considerato che gli studi epidemiologici considerano molto più che una ipotesi una seconda ondata dell’epidemia in autunno, dopo l’avvio della cosiddetta “fase 2”. E’ quindi evidente la necessità di programmare per tempo il prossimo futuro sanitario e liberare gli ospedali dal peso dell’assistenza Covid per far riprendere, per quanto possibile, la normale attività dei reparti. E’ per questo condivisibile la proposta lanciata dal consulente per l’emergenza della Regione Lombardia Guido Bertolaso, che ha proposto la realizzazione di un Covid Center per ogni regione. L’idea è quella di realizzare una struttura specialistica in un luogo autonomo e indipendente rispetto agli ospedali, così come è avvenuto storicamente per i centri italiani più importanti di malattie infettive come lo “Spallanzani” di Roma, il “Sacco” di Milano e il “Cotugno” di Napoli, o a Catanzaro il “Ciaccio” e il “Madonna dei Cieli”, nati negli anni ’40 per ospitare i pazienti affetti da tubercolosi. Per il centro Covid calabrese una valida soluzione potrebbe essere quella individuata dal rettore dell’Università “Magna Graecia” Giovambattista De Sarro, che ha proposto l’utilizzo dell’ex “Villa Bianca” di Catanzaro. Si tratta di una struttura completamente indipendente, capace di ospitare 140 posti letto, e che è già attrezzata con una piccola rianimazione, un laboratorio di Microbiologia e varie strumentazioni diagnostiche. Se le condizioni dell’edificio consentono una rapida ristrutturazione, il presidio universitario potrebbe essere adeguato agli standard di sicurezza Covid e attrezzato con l’attivazione di tutti i servizi necessari all’attività assistenziale e il potenziamento di quelli esistenti. Ciò consentirebbe di concentrare l’attività Covid in un unico centro e preservare così le funzioni dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” e del policlinico universitario, garantendo migliori condizioni di sicurezza ai pazienti, al personale medico-sanitario e agli studenti dell’Ateneo. In alternativa potrebbe essere valutata l’ipotesi, proposta dal rettore, di realizzare un nuovo moderno ospedale dedicato alla ricerca e all’assistenza per patologia infettive nell’area del campus universitario, ma a condizione che siano individuate procedure snelle e in deroga, analoghe a quelle utilizzate per la realizzazione del ponte di Genova, che consentano di essere pronti e operativi già dopo l’estate. Occorre acquisire la consapevolezza che “in tempi di guerra” le regole ordinarie non sono capaci di produrre risultati in tempi rapidi, e che mai come in questo momento bisogna rompere gli ostacoli burocratici salvaguardando ovviamente i principi inderogabili di legalità. Una terza ipotesi è quella di una tensostruttura autonoma, che però esaurirebbe la sua funzione nel supporto alla fase acuta dell’emergenza Covid. Un’opportunità finanziaria per la realizzazione del progetto – conclude Wanda Ferro – potrebbe arrivare dalle risorse appena stanziate dal Parlamento europeo, oltre 3 miliardi complessivi di aiuti per il sostegno agli stati membri nel contrasto alla pandemia, con cui potranno essere finanziati anche la realizzazione di ospedali da campo temporanei e semipermanenti e la riconversione delle strutture esistenti».