«L’intera nazione, inclusa la Calabria, è stretta in una morsa ormai da settimane a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Gli operatori sanitari sono giunti allo stremo delle forze. Turni infiniti e massacranti per reggere garantire la salute dei cittadini». Lo scrive il presidente dell’Ordine degli psicologi della Calabria Armodio Lombardo in una lettera aperta indirizzata alla presidente della Regione Jole Santelli, al commissario della sanità regionale Saverio Cotticelli, al sub commissario Maria Crocco e al direttore del Dipartimento regionale Tutela della salute Antonio Belcastro. Lombardo premette che «i cittadini sono costretti a subire una condizione di estrema coartazione fisica nuova e del tutto inaspettata che sta provocando non pochi danni psicologici di cui vedremo gli effetti nel medio e lungo periodo, anche se già oggi ne verifichiamo la presenza a partire dalle fasce più fragili della popolazione». Per il presidente degli psicologi calabresi, terminata l’emergenza sanitaria ci troveremo ad affrontare un’altra emergenza, quella della sofferenza e del dolore psicologico. «Già oggi – puntualizza – assistiamo a qualche caso di suicidio. La figura dello psicologo, ormai annoverata nelle professioni sanitarie dal 2018, risulta determinante e fondamentale in questo periodo di pandemia. Ci sono documenti dell’Oms e dei principali istituti di ricerca che indicano i rischi ai quali va incontro la popolazione e individuano linee guida per gli interventi di “primo soccorso psicologico”. Tutta la categoria si è attivata sin dai primi picchi epidemici per mettersi a disposizione della comunità al fine di offrire un supporto psicologico di primo soccorso. Gesto encomiabile che, da un lato, assicura la totale disponibilità degli psicologi, dall’altro conferma il significativo aumento della domanda delle prestazioni psicologiche, soprattutto in questo periodo. Si pensi alla convivenza forzata, alla coartazione delle libertà individuali, alle persone che versano in condizioni di particolare vulnerabilità, ai detenuti, alle persone minorenni, alle persone in fase avanzata d’età e agli stessi operatori sanitari a rischio burn-out». Dunque, la proposta. Secondo il presidente Lombardo, la sanità calabrese deve necessariamente farsi carico di questa utenza considerando anche l’assoluta carenza di psicologi all’interno delle varie strutture sanitarie. «Nelle Asp e Aziende Ospedaliere – afferma – sono rimasti soltanto 110 psicologi che a fine anno diventeranno 88, senza considerare la possibilità di pensionamento per “quota 100”. Dai numeri risalta come la situazione più disastrosa, considerando il rapporto popolazione e numero di psicologi, è quella dell’ASP di Reggio Calabria. A questi numeri vanno aggiunti i circa 80 psicologi delle ex équipes psico-socio-pedagogiche, da oltre 20 anni utilizzati nelle Asp, sfruttati e a tutt’oggi non inquadrati come dirigenti psicologi». «Il Governo – prosegue – ha inteso riconoscere agli psicologi un ruolo in prima linea in questa complessa fase stanziando una significativa risorsa allo scopo di incrementare le prestazioni di lavoro del personale sanitario dipendente delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nelle attività di contrasto alla emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del Covid-19». Concludendo la lettera aperta, il presidente Lombardo chiede alle autorità competenti «la presa in carico dei cittadini calabresi che in questo momento versano in una condizione di particolare vulnerabilità attraverso il reclutamento immediato di psicologi all’interno del Servizio sanitario calabrese per prevenire e fronteggiare gli stati di estrema sofferenza e costrizione psicologica che questa pandemia sta generando e che, purtroppo, genererà ancora nei prossimi mesi e anni, a partire dall’immediata attivazione delle équipe psico-sociali per le emergenze, così come sono previste dalla direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 28 agosto 2006, che non è mai stata applicata dalle Aziende Sanitarie della regione, configurando un gravissimo vulnus del diritto alla salute dei cittadini calabresi».
Carmela Commodaro