CATANZARO – “L’emergenza sanitaria che sta mettendo in ginocchio il Paese si è già trasformata in pericoloso allarme sociale che rischia di degenerare in maniera drammatica, soprattutto per le fasce più deboli della società. Il numero delle persone affette da Coronavirus che non ce la fanno a sopravvivere aumenta di giorno in giorno, come quello delle famiglie messe in ginocchio dal blocco delle attività: piccole aziende, commercianti, artigiani, è il popolo delle Partite iva, ma anche i lavoratori precari, stagionali, e pure in nero magari unico reddito per nuclei consistenti. E’ il momento del dolore e del timore, non solo per le strutture sanitarie al collasso ma per quello che verrà quando si tratterà di ripartire e davanti avremo solo macerie economiche e sociali”. E’ quanto affermano Antonio Torchia, Paolo Petrolo, Alberto Tiriolo del Centro Studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale” e Carlo Piroso dell’associazione “Liberamente Calabria”. “Serve un piano ragionato per capire quando, cosa e come riaprire. E dice bene il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, il rischio concreto in questo momento è l’usura: le famiglie hanno bisogno di mangiare, gli imprenditori avranno bisogno di liquidità, per cui il rischio che la criminalità organizzata possa inserirsi in questo contesto di povertà è più che reale –scrivono ancora Torchia, Petrolo, Tiriolo e Piroso -. Nella nostra regione la debolezza intrinseca del sistema economico fa il paio con la presenza importante e soffocante della ‘ndrangheta che di questa crisi può, perciò, trarre immediato giovamento, offrendo denaro a strozzo e raccogliendo manovalanza esasperata, vista anche la presenza ininfluente delle banche nel nostro sistema economico regionale. Servono, quindi, misure tangibili e immediate. Quali? Vista la disponibilità della UE a non rispettare il patto di stabilità, consentendo agli stati di pompare risorse per mantenere i livelli di sicurezza sociale, la Regione Calabria ed il suo assessore alle Attività Produttive e lavoro potrebbe partire da un censimento delle piccole e micro aziende per dare un fido opelegis per la liquidità immediata da restituire alla fine dell’intervento in dieci anni senza segnalazione su CRIF accogliendo l’invito delle associazioni di categoria sui potenziali default di fine mese, dove le partite in garanzia dei piccoli commercianti ed artigiani potrebbero facilmente saltare. Attraverso un rapidissimo restyling, potrebbero essere messi a disposizione i bandi a sostegno dell’agricoltura/turismo e artigianato. Vanno riaperti i cantieri che sono fermi per la spendingreview, così come va chiesto allo Stato lo sblocco delle risorse di sponda”. Il Centro Studi Politico Sociale “Don Francesco caporale” e l’Associazione Liberamente Calabria propongono, inoltre di: avviare fin dove possibile un privilegio territoriale per le gare da indire, con una riserva di almeno il 50% dei bandi; riconvertire il Por in utilizzo immediato su progetti per esempio da definire con le associazioni di categoria; aprire un fondo immediato all’assistenza sia delle famiglie bisognose e sia con a carico persone disagiate; aprire una grande zona franca con una flattax al 15% e concedere un anno di fisco bianco. “Solo in questo modo – concludono Torchia, Petrolo, Tiriolo e Piroso – possiamo dare un senso alla parola Stato e riempirne di contenuti la sua essenza”.