Si è raccontato con grande leggerezza e con generosità nei confronti di un pubblico numeroso e attento che ha gremito la sala principale del Museo del Rock di Catanzaro. Sergio Cammariere, ospite questa sera del Festival d’Autunno con un concerto che racconterà i momenti più belli della sua carriera ma che esalterà anche la sua “alma brasileira”, ha tenuto ieri sera una master class che è servita a far meglio conoscere questo figlio di Calabria che, lasciata Crotone, è diventato “cittadino del mondo” senza perdere mai di vista le sue origini. Quella a Cammariere è stata un’intervista corale, coordinata con maestria dal giornalista Giuseppe Panella che ha lasciato spazio alle “incursioni” del direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, e a quelle dei due curatori del Museo del Rock, Piergiorgio Caruso e Antonio Ludovico. Ne è venuta fuori una “chiacchierata” dal sapore familiare che, proprio per questo taglio così confidenziale, ha interessato e appassionato i presenti.
DA BARDOTTI A BRANDUARDI: GLI INCONTRI CHE LO HANNO SEGNATO
Dopo qualche cenno biografico con il quale è stato rammentato il suo trasferimento, a 18anni, da Crotone a Firenze per studiare Scienze agrarie, Panella ha ricordato la partecipazione a Sanremo nel 2003 che lo ha fatto conoscere al grande pubblico e quindi alcune delle figure che hanno avuto un ruolo rilevante per la carriera del cantautore. Primo fra tutti Sergio Bardotti. « Per me è stato un incontro fondamentale. E’ grazie a lui – ha spiegato – che ho amato ancora di più la musica brasiliana visto che aveva “il Brasile nel sangue”». E poi c’è stato Jim Porto: «L’ho incontrato in Sardegna. Lo definivo un “brasiliano trasteverino”: grazie a lui ho allargato i miei orizzonti musicali: mi fece conoscere, ad esempio, la produzione di Cesar Camargo Mariano e Hélio Delmiro». Altro rapporto stretto e prolifico per la sua attività è stato quello con Roberto Kunstler con il quale collaborò per l’uscita del suo primo album, “Dalla pace del mare lontano”, «un lavoro che mi rappresenta molto perché parla di una tema sempre attuale, la speranza». Ma nella sua vita ci sono stati altri incontri significativi: quelli con Angelo Branduardi – «di cui adoro “Le confessioni di un malandrino”, vera canzone d’autore »– Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi.
L’AMORE PER LA MUSICA CLASSICA MA NON SOLO
Cammariere ha raccontato della sua passione iniziale per la musica classica con l’ascolto di compositori quali Beethoven e Bach ma anche Arthur Rubinstein, Benedetto Michelangeli e Glenn Gould. «Questo non mi ha impedito di ascoltare anche gruppi rock in voga negli anni settanta. Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Pink Floyd e Genesis. Di questi ultimi mi intrigava “Firth of fifth”, un brano che aveva un lunga introduzione di pianoforte che ben presto diventò uno dei miei cavalli di battaglia assieme a “Honky tonky train blues” di Keith Emerson e “Let it be” dei Beatles». Per Cammariere c’è stato tempo per appassionarsi anche al jazz: «Quando studiavo a Firenze ebbi modo di avvicinarmi a questo genere. Del resto ritengo che la musica sia contaminazione. Pensate che nel 2008, nel mio album “Carovane”, ho arrangiato dei pezzi rifacendomi alla musica indiana. Ecco: la musica è un abbraccio tra i popoli, è l’arte della condivisione che durerà per sempre».
QUELLA PARENTELA CON RINO GAETANO SCOPERTA PER CASO
Cammariere che, imbeccato dal direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, ha rivelato al pubblico di essere un autodidatta, ha anche spiegato il suo legame di parentela con Rino Gaetano. «L’ho scoperto dopo la sua morte. Fui chiamato dai suoi nipoti che mi dissero che la mamma di Rino voleva parlarmi. La incontrai a Roma e mi rivelò che lei era la figlia illegittima di mio nonno». Sul rapporto con la Calabria nessun dubbio: «Sono cittadino del mondo ma amo la mia terra nella quale vivono ancora i miei affetti». E anche nella sua produzione non mancano omaggi alla sua regione, come “Sila”: «Non potrò mai dimenticare la prima volta che i miei mi portarono a vedere la neve: fu uno shock. Ma i luoghi della Sila mi sono sempre piaciuti e li ho sempre amati. Ecco perché ho voluto rendere omaggio a questa montagna così bella e incontaminata».
QUESTA SERA IL CONCERTO AL POLITEAMA DI CATANZARO
Infine un passaggio sul concerto di questa sera: «E’ la sintesi di 25 anni di carriera con un corposo omaggio alla musica brasiliana che tanto mi ha segnato. La band? E’ quella di una vita. Conosco ormai da anni tutti i musicisti tanto che non seguiremo una scaletta: andremo a braccio e sono certo che riusciremo a regalare emozioni a chi avrà voglia di venirci ad ascoltare». Alla fine autografi e selfie per tutti con le conclusioni lasciate ad Antonietta Santacroce
che ha ringraziato l’artista per la sua straordinaria disponibilità e, soprattutto, «per essere un modello positivo per la nostra Calabria, avendo avuto la determinazione e la forza di emergere fuori dai confini regionali». Un ringraziamento il direttore artistico del Festival d’Autunno lo ha fatto anche alle “vere anime” del Museo del Rock, Caruso e Ludovico, «che hanno accolto con entusiasmo l’idea di organizzare l’incontro con Cammariere in questa struttura che ormai è diventata un punto di riferimento per chi ama la musica». Per quanto riguarda i biglietti del concerto, si potranno acquistare su www.festivaldautunno.com, nella segreteria di Piazza Prefettura, 65, nel centro storico di Catanzaro o direttamente al botteghino del Teatro Politeama che sarà aperto dalle ore 18.
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