Il Maestro Zubin Mehta, con profondo rammarico, ha comunicato il protrarsi dei tempi di convalescenza per il suo noto problema di salute e che, pertanto, al momento è costretto a rinviare tutti gli impegni assunti in Italia e nel mondo, compreso quindi il concerto previsto per il primo luglio al Teatro Politeama di Catanzaro per Armonie d’Arte Festival. Sia per il Maggio musicale Fiorentino che per Armonie d’Arte il concerto è quindi solo rinviato e, appena il Maestro sarà in condizione di riprendere le attività, sarà annunciata la nuova data. Nelle more, augurando al Maestro una pronta completa guarigione, il management del Festival ha ritenuto di offrire anche un’altra prestigiosa opportunità al pubblico regionale e non solo, aggiungendo al suo programma una chiusura d’eccezione: il 5 settembre la Royal Philharmonic Orchestra, il giorno dopo aver aperto MITO Festival al Teatro alla Scala di Milano, chiuderà Armonie d’Arte Festival al Teatro Politeama di Catanzaro, diretta dalla nuova stella della direzione d’orchestra internazionale Joshua Weilerstein. Un gesto nei confronti della città capoluogo anche per suffragare la nuova collaborazione con il Comune di Catanzaro che ha aderito al Comitato di Indirizzo della Fondazione Armonie d’Arte. La partecipazione solistica di Chiara Giordano al pianoforte sarà, anche in questo caso, l’omaggio della pianista napoletana al suo pubblico e alla sua terra d’adozione. “Quando un uomo come Zubin Mehta, dall’inesauribile e leggendaria energia, chiede a tutto il mondo di rinviare le sue partecipazioni – dichiara il direttore artistico Chiara Giordano – è un momento di enorme tristezza per tutta la musica classica e non solo; il mio augurio di riaverlo presto sul podio è istituzionale, avendo già nel passato onorato il Festival della sua presenza e di benevole parole che sono state per Armonie d’Arte un preziosissimo endorsement nel mondo della musica, ma è anche personale, avendomi il Maestro onorato della sua stima scegliendomi come solista per questo concerto”. D’altra parte “The show must go on”, e per il Festival annunciare, alla guida di una delle più autorevoli e blasonate orchestre del mondo, un direttore già alla ribalta per straordinario talento, direzioni formidabili e lanciata fulgida carriera, a cui la giovane età aggiunge una cifra di particolarità connotata da capacità comunicative scattanti e innovative tipiche dei nativi digitali, è davvero un’inattesa gioia. Infatti Joshua Weilerstein, americano, noto per la sua chiarezza espressiva e profonda musicalità naturale, per il suo entusiasmo nel proporre una vasta gamma di repertori, per la generosa ambizione di portare nuovi spettatori nella sala da concerto della musica classica, con un’idea innovativa di pensare al ruolo di direttore d’orchestra e alla comunicazione musicale, è fortemente impegnato nell’educazione musicale ovunque si presenti l’opportunità; sul podio ospita un podcast di musica classica di successo, Sticky Notes, per amanti della musica e nuovi appassionati, interpretando quindi la direzione come un’opportunità a tutto campo, performativa, formativa, educativa, divulgativa. La sua straordinaria e velocissima ascesa, d’altra parte, si sostanzia nella sua presenza alla guida di alcune tra le più importanti orchestre: direttore associato della New York Philharmonic, dirige regolarmente National Symphony Orchestra di Washington, BBC Philharmonic, Orchestre Philharmonique de Radio France, Royal Concertgebouw Orchestra, Stockholm Philharmonic e Swedish Chamber Orchestra, NDR Hannover Orchestre National de Lyon, Netherlands Philharmonic, Deutsche Kammerphilharmonie Bremen, Royal Liverpool Philharmonic, Vancouver Symphony, Milwaukee Symphony, Melbourne Symphony Orchestra, Rotterdam Philharmonic, Czech Philharmonic, SWR Stuttgar, Bamberg Symphony, tra molte altre. Quasi inutile sottolineare poi il valore della Royal Philharmonic Orchestra, da più di sette decadi in prima linea nella produzione musicale del Regno Unito, rappresenta una della più importanti compagini orchestrali del mondo. La sua attività londinese alla Cadogan Hall, alla Royal Festival Hall, e alla Royal Albert Hall, è integrata dai tour internazionali, vitali per il lavoro dell’orchestra che si esibisce nelle più prestigiose sale. La RPO collabora con i più celebri artisti internazionali, incluso il suo Direttore principale Pinchas Zukerman. Nel 2018, l’RPO Resound, il programma educativo dell’orchestra in favore della comunità, ha realizzato anche una meritoria attività a favore della popolazione svantaggiata. Inoltre l’Orchestra britannica si caratterizza per un forte utilizzo delle nuove tecnologie, e in tale direzione ha collaborato con la EnCue by Octava divenendo la prima orchestra in Europa ad offrire al suo pubblico in tempo reale servizi musicali tecnologicamente avanzati come la visone su tablet e altre forme interattive, attraverso il proprio sito web (www.rpo.co.uk), il canale YouTube (RPOOnline) e Instagram (@RPOOnline). Anche se la Royal Philharmonic Orchestra coglie volentieri le opportunità offerte dal ventesimo secolo, esibendosi con pop star e per video games o eseguendo colonne sonore per il cinema, la sua priorità artistica rimane produrre musica classica ai massimi livelli e per il maggior numero possibile di ascoltatori. Guardando con fiducia ed orgoglio al futuro, la sua versatilità e il suo alto profilo musicale fanno della di questa compagine una delle orchestre sinfoniche in assoluto più lungimiranti e di più moderna visione. Il programma sarà molto accattivante, con pagine amatissime dagli appassionati e non solo: di Ludwig van Beethoven l’intensissima Overture Op.84 “Egmont”, di Wolfgang Amedeus Mozart l’amatissimo Concerto per pianoforte e orchestra N. 23 in La magg. K.488, e infine l’esplosiva Sinfonia n. 9 in Mi minore, detta “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvořák. “Il concerto conclusivo del Festival 2018 – conclude il direttore artistico Giordano – attraverso le specificità del direttore Weilerstein e della Royal Philharmonic Orchestra, offre anche una bella opportunità per riflettere, ancora una volta, su uno dei temi cari ad Armonie d’Arte, ovvero la funzione educativa della musica cosiddetta colta, con il complice supporto delle tecnologie a noi tutti oggi più vicine”.