Oggi pomeriggio alle 18 nella Basilica dell’Immacolata, durante la Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo di Catanzaro, sarà letto il decreto pontificio con il quale Papa Francesco ha proclamato Venerabile la Serva di Dio Mariantonia Samà, conosciuta anche come “Monachella di San Bruno”. La Serva di Dio nacque e Sant’Andrea Jonio il 2 marzo 1875, visse gravemente inferma e costretta a letto per oltre 60 anni, con grande soavità e serenità, imprimendo un chiaro orientamento di fede e di speranza, trasformando la sua umile casa in un centro di preghiera di solidarietà e di carità. Morì il 27 maggio 1953. La Serva di Dio, amabilmente chiamata anche Monachella di San Bruno, è la prima Venerabile dell’Arcidiocesi di Catanzaro.
Mariantonia Samà nacque a Sant’Andrea Jonio (Catanzaro) il 2 marzo 1875 da Marianna Vivino e da Bruno, morto pochi giorni dopo averla concepita. Visse in condizioni economiche disagiate, in una casetta composta da un solo vano, priva di servizi e di luce solare.
Da piccola La Venerabile contribuiva al proprio mantenimento lavorando in campagna con la madre; accompagnava al mulino un asino carico di grano e lo riaccompagnava poi in paese con i sacchi della farina, ricevendo quale compenso una pagnotta a settimana.
Aveva 11 anni quando, ritornando dalla campagna, dopo avere bevuto in un acquitrino, Mariantonia accusò anomali disturbi non diagnosticati, dai quali riuscì a liberarsi solo quando fu condotta presso la Certosa di Serra San Bruno, nel giugno dell’anno 1894. Qui il parroco di Amaroni iniziò un rito di esorcismo senza alcun effetto. Solo dopo 5 ore di preghiera guidata dal priore dei certosini davanti al busto-reliquiario di San Bruno, Mariantonia si sentì guarita e abbracciò il busto del Santo, quasi come se lo vedesse di persona.
Due anni dopo, colpita forse da una malattia artrosica o neurologica, Mariantonia rimase per sempre (60 anni) a letto, immobile, in posizione supina, con le ginocchia alzate. Iniziò così il suo calvario, assistita dalla madre. Il buio, il freddo, l’estrema povertà dell’ambiente, insieme alle precarie condizioni economiche della famiglia, resero più atroce la sofferenza fisica di Mariantonia e quella morale della madre; ma entrambe ebbero la forza e il coraggio della fede e della speranza nell’aiuto della divina Provvidenza.
Il parroco, i padri redentoristi e le Suore Riparatrici del Sacro Cuore si prendevano cura della sua preparazione spirituale. Verso il 1915 ella si consacrò a Dio, pronunciando privatamente i voti religiosi. Da quel momento coprì il capo con il velo nero e divenne per tutti “la monachella di San Bruno”. Da allora la sua casa fu punto di riferimento spirituale per gli abitanti del paese; garantendo le sue preghiere, invitava tutti ad avere completa fiducia in Dio e ad accettare sempre la sua volontà.
Quando la madre morì il 24 febbraio 1920, Mariantonia fu seguita per tutti i suoi bisogni specialmente dal parroco e dalle Suore Riparatrici, che le assicuravano la costante presenza di una donna anziana dedita a lei. Gli abitanti di Sant’Andrea le portavano i viveri necessari e lei condivideva con altri bisognosi ciò che le veniva donato. Portò così la sua croce con fede e serenità, divenendo copia perfetta di quel Crocifisso che contemplava alla parete di fronte al suo letto. Poteva dire con San Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Dalla santa Eucaristia, che le portava ogni giorno un sacerdote, e dalla recita del santo rosario tre volte al giorno con i visitatori, Mariantonia traeva la forza di sopportare le sue sofferenze, conformandosi con serenità al volere di Dio. A tutti regalava un po’ di consolazione. Su quel letto di dolore, sul quale fu inchiodata come su di una croce per tutta la vita, diventato altare, calvario e cattedra, Mariantonia poté essere sacerdotessa, vittima e maestra di vita e di virtù e, perciò, esempio e sprone per tutti alla santità.
Visse in povertà, in modo umile e semplice, “nascosta in Cristo”, riuscendo a trasformare la sua casa in un piccolo tempio e divenendo per tanti maestra di preghiera.
La signora Dora Samà, che da ragazza ebbe frequenti contatti con lei, nel suo libro biografico: «Una vita nascosta in Cristo», ha scritto: «Non è mai uscito dalla sua bocca un solo lamento». Quando le persone che andavano a farle visita, in sua presenza, aggiungevano qualche critica durante la conversazione, in quei momenti, fissando il Crocifisso, con voce addolorata ripeteva: «Quanto soffre quel buon Gesù!».
I fedeli la ritenevano “santa” già durante la sua esistenza. Quando morì il 27 maggio 1953, all’età di 78 anni, il Parroco dell’epoca, don Andrea Samà, a margine dell’Atto di morte annotò: «morta in concetto di santità». I funerali furono una corale partecipazione di popolo osannante alla sua santità e al suo martirio incruento per amore.
Sulla sua tomba fu posta l’epigrafe: «Visse per amore, per 60 anni si purificò nell’amore e ora dal Cielo addita a tutti la via dell’amore».
Ancora oggi il profumo della sua santità e delle sue virtù continua a diffondersi dentro e fuori del suo paese. I devoti di Mariantonia visitano con devozione il suo tugurio, scrivono su un registro le loro invocazioni e pregano sulla sua tomba, che dal 3 agosto 2003 si trova nella vicina chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo.
Sulla base della sua fama di santità, persistente anche dopo più di mezzo secolo dalla morte, la diocesi di Catanzaro-Squillace il 9 febbraio 2007 ha avviato l’Inchiesta diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione, terminata il 31 gennaio 2012. Gli atti dell’Inchiesta sono stati convalidati il 9 giugno 2012.
La “Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis”, consegnata nel 2014 (Numero di protocollo della Causa 2795), è stata esaminata nella Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi il 4 dicembre 2017.
Il 18 dicembre 2017, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Mariantonia Samà è dichiarata Venerabile.
Nella diocesi di Genova, dal 1° novembre 2008 al 23 ottobre 2009, si è svolta l’Inchiesta diocesana circa un asserito miracolo avvenuto alla signora Vittoria C., originaria di Sant’Andrea Jonio, per intercessione di Mariantonia.
Autore: Padre Pasquale Pitari, autore della Positio