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“Minoranza senza pudore”. Il sindaco di Chiaravalle Centrale, Mimmo Donato, commenta così la richiesta di consiglio comunale pervenuta presso la sede municipale e firmata dai tre gruppi di opposizione. “Nell’istanza – spiega Donato – si chiedono chiarimenti su un recente viaggio a Roma da parte del sottoscritto, accompagnato dall’assessore comunale al Bilancio, dal responsabile del settore finanziario, dalla segretaria comunale e dai componenti dell’Organismo straordinario di liquidazione nominato dopo la dichiarazione di dissesto dell’ente. Evidentemente, dunque, non era una gita di piacere ma un incontro istituzionale, peraltro già programmato, con il direttore generale del Ministero dell’Interno, Dipartimento Finanze locali. Tranquillizzo sul punto, pertanto, tutti i cittadini. La trasferta è stata chiaramente motivata dal fatto che la maggioranza che mi onoro di guidare sta faticosamente tentando tutte le strade utili, dialogando ai massimi livelli, per uscire dalla disastrosa situazione finanziaria ereditata e provocata proprio da chi, oggi, firma assurde richieste di consiglio comunale”. “Ricordo alla minoranza – sottolinea il sindaco – che i 10 milioni di euro di debiti che gravano come un macigno sulle casse del nostro Comune, di cui ben 4 fuori bilancio (cui vanno sommati circa 13 milioni di euro di debiti con gli istituti di credito), non sono maturati negli ultimi due anni, ma soprattutto e in gran parte nella precedente amministrazione, guidata proprio da chi, oggi, si atteggia a fustigatore e censore dell’operato altrui. Mi riferisco all’ex sindaco Gregorio Tino, oggi all’opposizione perché bocciato dai cittadini chiaravallesi, colui che il 30 dicembre del 2014 ha dichiarato il dissesto del nostro Comune. La sua azione incauta è all’origine, ad esempio, di un piano di rientro da 750mila euro con Enel Energia che oggi noi siamo costretti a pagare. Lo stesso ex sindaco la cui cattiva gestione dei tributi sta portando i cittadini, oggi, a dover pagare cumuli di annualità arretrate con lui rimaste inevase (blocco dei tributi che fino ad oggi non ha mai saputo spiegare). Lo stesso ex sindaco che spendeva oltre 110mila euro per il trasporto alunni, da noi ridotti a 30mila euro, 70mila euro per la telefonia, da noi ridotti a 14mila, e così via. Il nostro operato è limpido e coerente con il mandato ricevuto dagli elettori: lavoriamo con serietà e impegno, nell’interesse della nostra comunità, per eliminare gli sprechi ereditati e per risolvere i disastri lasciati in piedi, come macerie e rovine, da una amministrazione devastante e deleteria come quella guidata dall’ex sindaco Gregorio Tino. Lo stesso Gregorio Tino, per inciso, che, nel febbraio del 2015, veniva così etichettato in una nota del locale circolo del Pd, firmata da Emanuela Neri: il sindaco Tino e questa sua compagine di centrodestra sono stati capaci di creare danni irreparabili a questa nostra città. E ancora, scriveva sempre la Neri: gli ultimi quattro anni (di amministrazione Tino) si sono contraddistinti per i continui fallimenti e per una dichiarazione di dissesto finanziario provocato e voluto”. “E allora – conclude Donato – ci dovrebbe spiegare Emanuela Neri e, insieme a lei, l’altro consigliere del Pd, Pino Maida, cosa è cambiato da quella data? Cosa non intendono più rispetto alle cause che hanno prodotto il dissesto? Da parte mia, mi dichiaro fin da subito disponibile ad una immediata rinfrescata di idee. E visto che i tempi di convocazione del consiglio comunale potrebbero risultare troppo lunghi, invito tutta l’opposizione a venire insieme a me, lunedì stesso, presso la Procura della Corte dei Conti. Io porterò tutti i carteggi sui debiti, le relazioni sui servizi comunali, le rate dei mutui da un milione di euro l’anno e tutto quello che potrà servire per soddisfare il bisogno di risposte che agita tanto le notti di Gregorio Tino, Pino Maida, Emanuela Neri e Francesco Maltese. Magari l’incontro in Procura servirà anche per fargli capire che se intendono cavalcare l’argomento dissesto per richiamare l’attenzione e fare campagna elettorale a colpi di slogan vuoti e inconcluenti, da qui al 4 marzo, sono caduti davvero male”.

 

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